Ecco i ladri di profili Instagram
«Vuoi riaverlo? Paga il riscatto»

Como: due denunce in poche ore: un’azienda e un privato con molti “seguaci” . Per restituire la pagina social al proprietario chiedono fino a cinquemila euro

La nuova frontiera delle truffe sale di un ulteriore gradino verso l’alto. Non più, come già accadeva, “semplici” furti di identità sui social, ultimamente in voga soprattutto su Instagram, ma ora anche richieste di riscatto per poter avere indietro la propria identità, le proprie foto, la propria vita privata condivisa con i followers.

E’ quanto sta capitando anche a Como, in questi giorni di aprile, con più telefonate giunte alla polizia postale lariana. Due denunce in poche ore, la prima da parte di una azienda del Comasco la seconda di una privata con molto seguito sui social, che hanno però acceso la spia dell’allarme.

I truffatori, ovviamente, non cercano profili “vuoti”, con pochi movimenti, poco seguito e poche interazioni con gli utenti. Cercano pagine Instagram di aziende, quindi con tanti contatti, oppure di privati molto attivi e noti per poi rubare l’identità e chiedere il riscatto per restituirla. Cifre che, a seconda dei casi, possono andare da 300 euro fino ai mille euro, anche se in altre parti d’Italia – per raggiri simili – le richieste sarebbero giunte fino a 5 mila euro.

Le denunce per furti di identità corredati da riscatto, nel Comasco, sarebbero un paio a settimana, mentre decisamente più alto – intorno alle 10, 15 ogni sette giorni – sarebbero in furti di identità su Instagram non seguiti da alcuna richiesta economica per riavere il proprio profilo.

Ma come agiscono i truffatori? L’attenzione dell’utente deve essere massima. Tutto inizia, secondo quanto riferito dalla polizia postale, da un messaggio che viene inviato, spesso da contatti amici cui a loro volta era stato rubato il profilo, in cui i truffatori si spacciano per essere i gestori della piattaforma social. Nel testo, viene fatto presente all’utente che nei giorni precedenti, tramite la pubblicazione di contenuti, sarebbero state violate le politiche aziendali. Per risolvere la vertenza, senza ulteriori strascichi, a questo punto verrebbe indicato un link che apre una pagina parallela (e fasulla) in tutto e per tutto simile a quelle del social in questione, in cui verrebbe chiesto – prima di proseguire – di autenticarsi.

E’ in questo momento che il furto di identità si concretizza, perché i malintenzionati carpiscono dallo stesso utente tutte le informazioni necessarie. Il cittadino non ha nemmeno il tempo di accorgersi di quanto sta avvenendo perché in pochi attimi i truffatori entrano nel profilo rubato cambiando i codici e le password e rendendo impossibile l’accesso al vero utente proprietario de profilo. Il gioco, insomma, è fatto e per la vittima non c’è modo di tornare indietro. Da qui in avanti è il truffatore a guidare la “macchina”, accontentandosi di avere rubato l’identità – come detto, sono almeno una quindicina le segnalazioni che settimanalmente arrivano alla polizia postale – oppure facendo il passo ulteriore, chiedendo – esponendosi di più – alla vittima un riscatto per poter avere indietro la propria vita social. L’invito è sempre il solito: quello di prestare attenzione e in caso di dubbio di contattare le forze di polizia.

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