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Centrocampista del Como negli anni Ottanta dimostra l’innocenza dopo 7 anni. Era accusato di favoreggiamento dell’immigrazione dalla Procura, che “salvò” i pesci grossi
Dopo aver archiviato l’indagine a carico dei pezzi da novanta, ovvero coloro che avrebbero avuto (nel caso) tutto l’interesse ad alimentare il cosiddetto “sistema Nigeria”, la Procura di La Spezia - ancorché stancamente - aveva cercato di tenere in piedi il proprio castello di accuse nei confronti dei “pesci piccoli”. Tra questi anche l’ex centrocampista del Como Renzo Gobbo il quale, lasciato il calcio giocato, è diventato dapprima allenatore e quindi scout di giovani talenti. E in questa veste è stato additato alla stregua di uno scafista, al punto che la Procura aveva chiesto per lui una condanna a tre anni e otto mesi. E invece, alla fine, è stato assolto. Con formula piena. Così come gli altri imputati rimasti, loro malgrado, a processo.
Non è una bella pagina giudiziaria, ancorché a lieto fine, quella che ha tenuto sulle spine fino all’ultimo l’ex centrocampista azzurro. L’indagine era iniziata su un presunto giro di doping nel mondo del calcio, che si è rivelato inesistente. Ma le intercettazioni telefoniche raccolte dagli inquirenti avevano portato a galla l’interesse della squadra dello Spezia per i giovanissimi della scuola calcio Football College Abuja, in Nigeria, di cui Gobbo è stato fino a poco tempo fa allenatore.
Secondo gli investigatori negli anni a cavallo tra il 2014 e il 2018 lo Spezia ha invitato diversi minorenni nigeriani a partecipare a eventi sportivi, come il torneo di Viareggio, ottenendo per loro visti d’ingresso subordinati alla garanzia del loro rientro al paese di origine.
Una volta accompagnati in Italia dal loro allenatore, Renzo Gobbo in realtà venivano affidati a tutori nominati dal Tribunale di Genova per non ripartire più, ma finendo per essere inseriti nel settore giovanile dello Spezia e di altre squadre.
In questo modo la società del potentissimo Gabriele Volpi (inizialmente coinvolto nell’inchiesta, insieme al suo manager Gianpiero Fiorani, lo stesso coinvolto nelle indagini sul crac Parmalat e lo scandalo Antonveneta, e per il quale poi la Procura ha chiesto l’archiviazione) una volta diventati maggiorenni i ragazzi li avrebbe tesserati come potenziali giovani talenti, così da guadagnare con le plusvalenze
Tutte le realtà coinvolte nell’indagine erano legate al Gruppo Volpi: lo Spezia Calcio, il Football College Abuja e la Orlean Invest Africa Ltd, la società petrolifera di proprietà di Volpi e amministrata da Fiorani che ha stipendiato l’ex azzurro Gobbo negli anni in cui allenava in Nigeria.
Alla fine il cerino in mano di un’accusa pesantissima è rimasto non già ai capi, ma ai pesci piccoli: Gobbo, Luigi Micheli, all’epoca dei fatti segretario e poi amministratore dello Spezia, prima di diventare direttore generale del Brescia, Claudio Vinazzani, responsabile del settore giovanile dello Spezia, e Roberto Sannino, tutore legale dei giocatori minorenni.
A oltre sette anni dalla fine dei presunti reati, dopo anni di accuse e di costosissimi processi a loro carico, finalmente gli imputati hanno sentito la parola fine: tutti assolti perché il fatto non sussiste.
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