Errori, pochi agenti, ultras scatenati: la città paga lo scotto. Cosa non ha funzionato nella gestione dell’ordine pubblico?

Ordine pubblico I tifosi del Bari domenica hanno fatto quello che hanno voluto in città: cortei, traffico in tilt, scontri. Decisiva la decisione di farli uscire dal Sinigaglia troppo presto: all’esterno non c’erano poliziotti a sufficienza

C’era un punto fermo che sembrava inamovibile, all’inizio del campionato. I tifosi ospiti avrebbero dovuto raggiungere lo stadio - e allontanarsi - solo ed esclusivamente a bordo di pullman o autobus. Quel punto fermo, domenica scorsa, è saltato. E la città ne ha pagato le conseguenze in termini di tensioni, scontri, traffico impazzito (più del solito e più a lungo del solito).

Como-Bari può essere raccontata in due modi. Il primo: partendo dal bilancio della domenica di una città in balia degli ultras. Ovvero: un tifoso comasco denunciato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, un paio di poliziotti contusi, almeno due scontri tra opposte tifoserie con due sostenitori azzurri presi a calci e a bastonate, un cantiere “saccheggiato” e pure un paio di forme di formaggio rubate dalle casette natalizie di piazza Cavour. Il secondo: ripercorrendo la giornata delle scorribande ultras e i passaggi che non hanno funzionato nella gestione dell’ordine pubblico.

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