Fanti, parà, genieri: il Comune di Como caccia i combattenti

Il caso Lettera di sfratto alle Associazioni d’arma che occupano da sempre la sede di via Balestra. Il motivo? La realizzazione del museo delle monete

Il Comune di Como ha deciso di sfrattare le associazioni d’arma (fanti, genieri, paracadutisti e via elencando) dallo loro sede storica di via Balestra, all’interno del medesimo complesso in cui ebbe per lunghi anni sede la “Combattenti e reduci”. La occupavano - e anzi la occupano tuttora, visto che per il momento nessuno ha ancora levato le tende - da tempo immemore, prima negli spazi della ex chiesa delle Orfanelle, quindi, dopo un primo restauro alla fine degli anni Ottanta, in quelli di fronte, sul lato opposto del chiostro. L’invito a sgomberare è ovvia conseguenza dell’intenzione di avviare i lavori per il museo che dovrà accogliere una parte delle monete romane rinvenute in via Diaz nel settembre del 2018, intervento il cui progetto esecutivo è stato recentemente approvato e che, stanti gli annunci dell’amministrazione, dovrebbe essere completato entro l’anno, o al più entro i primi mesi del 2024.

Il contratto del 2008

L’invito a sgomberare non va giù alle associazioni d’arma, beneficiarie di un contratto di comodato d’uso gratuito che risale al 2008 e che il Comune tentò di rinnovare nel 2018, salvo proporne uno analogamente gratuito che prevedeva però spese ordinarie e straordinarie tutte a carico degli “inquilini”, che per questo declinarono. «Questo è un luogo che ha una valenza storica importante», dice Pietro Sanfelice, presidente provinciale nonché consigliere nazionale dell’Associazione del Fante, e chi conosce questi luoghi - con la sala della Combattenti con l’affresco che riproduce il fronte italiano della Grande guerra, e l’altro bassorilievo affrescato che riproduce il bollettino della vittoria - non potrà dargli torto.

Detto questo nessuno sembra intenzionato a fare barricate, come conferma l’avvocato Alessandro Pedrali, presidente dell’Unione nazionale ufficiali in congedo nonché presidente del Comitato comasco delle Associazioni d’Arma. La sua idea è quella di consentire a queste ultime un trasloco di pochi metri, appena al di là di via Balestra, nelle sale di palazzo Olginati, che ospita il museo del Risorgimento, in un contesto ideale per accogliere labari e gagliardetti. La soluzione di questo trasloco “breve” garantirebbe anche la custodia del “genius loci” di piazza medaglie d’Oro, in un angolo di città che accoglie anche la vecchissima sede dell’Associazione nazionale arditi d’Italia.

Le richieste

A questo proposito, a fine luglio, proprio Pedrali aveva scritto «con caparbia speranza» una lettera al sindaco, rimasta senza risposta: «Già in precedenza, a marzo, avevo presentato richiesta di accesso ai documenti amministrativi (planimetrie dei piani terra del complesso dei Musei Civici) per proporre una soluzione globale - spiega Pedrali -, ma tutto è rimasto lettera morta. L’amministrazione deve capire che non è possibile moralmente e materialmente per le Associazioni d’arma spostarsi dalle proprie sedi senza una soluzione concordata. La nostra proposta alternativa è quella di palazzo Olginati, e lo è perché, proprio come scrissi al sindaco, noi tutti auspichiamo che Piazza Medaglie d’Oro Comasche non divenga solo una stinta lapide toponomastica». Pedrali aveva anche formalmente chiesto che il Comune consentisse la partecipazione al procedimento amministrativo, ma tutto ancora tace. A settembre, però, se davvero Palazzo Cernezzi vuole inaugurare il nuovo museo delle monete entro l’anno, una soluzione andrà identificata. E a qualche domanda bisognerà fornire risposta.

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