Fermi e Spelzini: «Alto Lago zona gialla»
Ma la Moratti frena: «Contagi in crescita»

Il presidente del consiglio regionale e il consigliere regionale Lega: «Pochi casi Covid rispetto a Como»

L’annuncio della fascia “arancione rinforzato” per l’intera provincia di Como ha provocato una sollevazione popolare in Alto Lario. Da Cremia a Sorico sono soltanto tre i casi di positività (su 17 mila abitanti complessivi): due a Domaso e uno a Sorico.

Un territorio, insomma, che sembra più da fascia bianca. Facendosi portavoce del malcontento locale, il consigliere regionale Gigliola Spelzini (Lega) ha intanto interpellato l’assessore al welfare e vicepresidente della Regione, Letizia Moratti: «Tenuto conto della situazione dell’Alto Lario – dice – alla luce anche delle sue caratteristiche territoriali, ho chiesto all’assessore che, qualora i dati attuali dovessero essere confermati nei prossimi giorni, venga valutata la possibilità di collocare il territorio in una fascia diversa».

Dello stesso avviso è anche il presidente del consiglio, Alessandro Fermi: «Se questi dati davvero confortanti per l’Alto Lario venissero confermati, è bene tenerne per rivedere la posizione del territorio». Letizia Moratti, da parte sua, non ha tardato a fornire una risposta sulla scelta compiuta: «Stante l’importante crescita dell’incidenza dei contagi, la provincia di Como è stata ritenuta meritevole di una restrizione dei vincoli, ancorché alcuni Comuni dell’Alto Lario risultino non interessati da elevata prevalenza dei casi – dice l’assessore – . La comunicazione con il capoluogo e la presenza di varianti nel territorio hanno suggerito prudenzialmente di disporre sull’intera provincia tale intervento». Da parte delle istituzioni locali c’è comunque un invito alla prudenza: «Al di là del fatto che i numeri effettivi dei contagi sono più elevati di quelli ufficiali – esordisce il sindaco di Gravedona ed Uniti e presidente provinciale, Fiorenzo Bongiasca – ritengo non sia il caso di allentare troppo la presa proprio ora, in attesa che i vaccini sortiscano l’effetto sperato. Sarebbe un peccato vanificare i sacrifici fatti». Sulla stessa linea si esprime il presidente della Comunità montana, Mauro Robba: «I dati sono confortanti, ma occorre tener conto anche del contesto generale. Se dovessimo diventare zona gialla, pensiamo per esempio a quanta gente delle zone circostanti si riverserebbe nei nostri bar e ristoranti, col rischio di compromettere i risultati attuali».

(Gianpiero Riva)

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