Il tribunale le affida un minore straniero, va a conoscerlo e scopre che non c’è più

La storia Una tutrice volontaria: «Ho giurato il 13 a Milano e devo subito rinunciare all’incarico». Il quindicenne trasferito da Como al centro Italia: «Carte inutili. E quanti casi simili ci saranno?»

C’è chi, in una fase di emergenza, decide a titolo gratuito di rimboccarsi le maniche e dare una mano, ma finisce per ritrovarsi nel dedalo della burocrazia e in una situazione paradossale. La storia è quella di una signora comasca (di cui omettiamo il nome, ma di cui conosciamo le generalità e l’attendibilità del racconto) che ha deciso, nei mesi scorsi, di seguire un corso per diventare “tutore volontario di minori stranieri non accompagnati”. Lezioni on line, un centinaio di pagine da studiare, test e poi l’attestato che ha conseguito nel febbraio scorso e che, automaticamente, l’ha iscritta nell’elenco dei tutori volontari.

Buona volontà e tanti ostacoli

«Il 17 luglio - racconta - sono stata chiamata dal Tribunale per i minorenni di Milano e mi hanno detto che c’erano due quindicenni egiziani ospitati a Como e se davo la mia disponibilità a occuparmi di loro come tutore. Ho dato parere positivo e il 3 agosto è arrivato il decreto di nomina per il primo e il 16 per il secondo. Per il primo minore ho prestato giuramento in tribunale a Milano il 13 settembre e, per il secondo, la data è stata fissata per ottobre». A quel punto, ultimata la prima parte dell’iter burocratico fatto di fascicoli, documenti e attestazioni la signora vuole adempiere al suo ruolo e contatta la struttura (a Como città) dove era indicata la presenza del minore. «L’incarico - prosegue il racconto - scatta dal giuramento e, in sintesi, significa provvedere, con l’ente dove il minore è ospitato, a verificare che venga garantita la salute psico-fisica del ragazzo, l’istruzione e, dove possibile, il mantenimento del legame con il nucleo familiare di origine. Insomma, sincerarsi che stia bene. Sono previste anche periodiche relazioni al giudice».

Ma poco dopo è arrivata la sorpresa: «Ho chiesto informazioni - precisa - perché avrei voluto fissare un incontro, ma a quel punto, anche se ufficiosamente, ho scoperto che non era più a Como, ma che era stato trasferito in Centro Italia (la retta, tra l’altro, anche in caso di trasferimento viene comunque pagata dal Comune affidatario e, quindi, in questo caso Como e viene successivamente rimborsata dallo Stato fino a un massimo di 100 euro al giorno, ndr). Non ho ricevuto formalmente nessuna certezza su dove si trovi, ma a questo punto dovrò scrivere al tribunale e comunicare che rinuncio all’incarico: come posso seguire un ragazzo che sembra si trovi a centinaia di chilometri da Como?».

La storia non sarà certo l’unica ed è emblematica di una situazione di caos che coinvolge tutta Italia. Solo a Como città ci sono oltre trecento minori stranieri non accompagnati e, in Italia, sono oltre 23mila (e altri ne sbarcano quotidianamente).

Sistema paradossale

Ma la domanda, che si fa la comasca di buona volontà che si è scontrata contro un sistema paradossale (come potrebbe fare la tutrice di un ragazzo che non vedrebbe mai?) è una: «C’è stato un giro di carte incredibile, documenti, udienze e non servono assolutamente a niente. Da quanto ho scoperto il trasferimento pare sia avvenuto il giorno prima del giuramento e dell’affido. Ora mi chiedo, quanti casi ci saranno come il mio? E l’altro ragazzo che dovrò seguire da ottobre, sarà ancora in città in quel momento?».

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