Frode fiscale, fallisce il ristorante stellato. Anche Theoria travolto dal maxi dissesto

L’inchiesta A settembre l’interrogatorio del manager Giovanni Maspero, ai domiciliari da mesi. Tensione tra la Procura e il curatore fallimentare: negata l’autorizzazione a vedere il fascicolo

Si allargano a macchia d’olio le conseguenze nefaste della clamoroso evasione fiscale da oltre cento milioni di euro che ha portato ai domiciliari l’imprenditore comasco Giovanni Maspero: nei giorni scorsi il Tribunale di Como ha dichiarato fallita la società Theoria, che gestisce il ristorante Stella Michelin “I Tigli”. Una vicenda talmente intricata, quella della maxi frode fiscale, da aver anche intesito i rapporti tra la Procura cittadina e il curatore fallimentare della galassia del manager arrestato. Tensione sfociata in due provvedimenti apparentemente normali, ma a loro modo clamorosi: il “no” all’autorizzazione di poter accedere agli atti d’indagine della Procura, spesso propedeutici anche all’operato del curatore nominato dal Tribunale fallimentare, e la decisione di nominare un diverso curatore per il fallimento di Theoria. Ma andiamo con ordine. E partiamo dal fallimento dell’ennesima società riconducibile a Maspero.

Lo scorso mese di maggio il Tribunale aveva sentenziato il fallimento della “Giovanni Maspero & C.”, società che aveva recentemente incorporato le varie realtà riconducibili all’imprenditore comasco: Prima Comunicazione srl, Prima Ricerca & Sviluppo srl e Theoria srl. Queste ultime, però, non erano state dichiarate fallite. Ora Theoria srl, la società a cui fa direttamente capo il ristorante stellato I Tigli con sede in pieno centro storico a due passi da piazza Cavour e piazza Duomo, ora è stata travolta lei stessa dal dissesto. In tal modo aggravando ulteriormente, se possibile, la posizione di Maspero già ai domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta per la maxi evasione contestata dalla Procura che ammonta a oltre cento milioni di euro.

Cento milioni di debiti con il fisco? Ecco com’è potuto accadere

Per 11 volte Maspero era finito sotto accusa per aver evaso le tasse o per non aver pagato i contributi ai propri dipendenti. E per 11 volte si era sbarazzato della fastidiosa contestazione della Procura patteggiando la pena o pagando il decreto penale di condanna. In oltre 25 anni, sarebbe così riuscito a dilazionare ogni volta i propri debiti con l’erario fino a raggiungere una somma record, sfociata ora nell’accusa di bancarotta per distrazione, falso in bilancio, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Un’inchiesta molto delicata. Sulla quale nel corso delle settimane si è innestata se non una guerra, di certo uno stato di forte tensione tra la Procura cittadina e il curatore fallimentare della Giovanni Maspero & C., che tra l’altro è colui che dovrà depositare alla stessa Procura la relazione sul fallimento che finirà inevitabilmente per avere un ruolo anche nelle contestazioni penali. Bene, prima il curatore ha presentato ricorsi contro la decisione della Procura di sequestrare i conti delle società di Maspero, quindi ha formalizzato un riesame contro la decisione del giudice che dava ragione alla Procura.

Quindi la stessa Procura, chiusa l’indagine e con gli avvocati difensori degli imputati che avevano già fatto copia degli atti, ha negato l’accesso al fascicolo d’indagine al curatore (caso rarissimo). Infine, al momento della sentenza di fallimento di Theoria, il Tribunale ha individuato un diverso curatore. Anche in questo caso nulla di stravagante, ma la consuetudine vuole che fallimenti collegati vengano dato agli stessi professionisti, che evidentemente già conoscono il caso. Insomma, una vicenda che promette scintille. A settembre l’interrogatorio degli indagati. In autunno la probabile richiesta di processo.

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