Galli: «Virus, troppi errori
Il Natale? non sarà come quelli passati»

Intervista al primaria di Malattie infettive al “Sacco”: «I dati di Como? La popolazione non ha sviluppato anticorpi in primavera»

Siamo ormai nel pieno della battaglia contro la seconda ondata, è scattato il secondo lockdown, anche se più morbido. Gli ospedali sono in affanno e la conta dei morti per Covid inizia a diventare drammatica. Massimo Galli, responsabile del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco, è sempre stato uno degli esperti più prudenti.

Professore basterà a salvarci questo isolamento quasi generalizzato?

Non si può pensare di sconfiggere il virus e di controllare una pandemia mondiale accendendo e spegnendo l’interruttore della luce della stanza dal comodino. Se quando si riaccende riparte tutto come se il virus non fosse mai esistito, ecco che il virus riprende a correre. Noi avevamo ottenuto dei risultati importantissimi con il grande lockdown della scorsa primavera. Salvo ritrovarci adesso ancora nei pasticci per un’apertura totale e indiscriminata. Al contrario bisognava convivere con il virus con prudenza.

Abbiamo esagerato con le libertà?

L’estate è stata una fonte di diffusione in tutto il Paese, comprese quelle aree che non avevano visto un forte impatto della prima ondata. E rieccoci qui. Se pensiamo di chiudere e riaprire allo stesso modo come nulla fosse, invece di andare avanti saremo di nuovo costretti a tornare indietro.

Ma almeno il Natale sarà più tranquillo?

Ma il Natale non potrà in ogni caso essere un Natale normale. Quando sento dire “chiudiamo due o tre settimane così da poterci poi augurare buon Natale” mi pare un’assurdità. Anche se chiudessimo per quattro settimane dovremmo comunque fare i conti con il virus. Scordatevi un Natale come gli anni scorsi. Diventerebbe un’ulteriore modalità per far correre il virus. Non sarà un inverno facile, forse se fossimo stati più accorti le cose sarebbero diverse, ma ormai è inutile piangere sul latte versato. Serve più attenzione e interventi organizzativi.

Qual è la situazione reale degli ospedali oggi?

Siamo saturi. Tutti. Qui dove lavoro io, il Sacco, lo è da giorni. Certo si tratta di un ospedale che fa da prima retrovia al fronte e dunque è sotto pressione per la lunga tradizione che ha nelle malattie infettive. Ma, comunque sia, anche i medio piccoli Pronto soccorsi sono pieni di codici rossi e gialli e non hanno posto per ricoverare i malati. Dal 1 ottobre alla scorsa settimana ho detto addio, solo qui, a 53 persone. Nel giro di una manciata di giorni abbiamo contato in terapia intensiva 53 morti. Un conto ancora parziale e incompleto, purtroppo.

Milano è la città che sta peggio?

Non solo Milano, i numeri del contagio in città sono certo alti, ma Monza, Varese, Como, hanno curve in forte crescita. La pandemia si allarga dove la popolazione la scorsa primavera non ha sviluppato difese e anticorpi. Ma segnalo che anche i territori più martoriati come Brescia e Bergamo hanno dei contagi rilevanti e quel maledetto è pronto a colpire di nuovo anche lì.

La speranza è il vaccino?

La speranza è che la gente, e la società a tutti i livelli, capiscano che se vogliamo anche solo in parte controllare questa pandemia dobbiamo fare dei grossi sacrifici. Altrimenti non se ne esce. Non si può pensare di chiudere e ripartire vivendo come si è sempre fatto. Così mettiamo a terra tantissime attività economiche. È peggio. Per alcuni settori procedere con nuovi blocchi significa un aggravamento della crisi. Se avessimo adottato comportamenti responsabili e ci fossimo meglio attrezzati con interventi mirati non saremmo in questa situazione.

Ho avuto il Covid a febbraio, adesso rischio di contagiarmi ancora?

Casi di reinfezione nella letteratura medica per ora ce ne sono pochissimi. Ma le segnalazioni iniziano ad essere diverse. Prove provate, comunque, non ce ne sono. La sensazione è che gli anticorpi non siano sempre così longevi e la reinfezione possa a volte avvenire magari con forme più blande. Ci sono concetti ancora poco chiari, si tratta di una malattia difficile da inquadrare.

Rischiano sempre di più gli anziani già malati?

Certamente i grandi anziani con pluripatologie alle spalle sono più a rischio rispetto ai giovani sani. Io però tra i morti citati prima ho pianto anche due persone di 49 anni.

La maggioranza però ha pochi sintomi. Non è così?

Possiamo dire di aver osservato che all’incirca il 95% dei casi non offre una forma grave della malattia. Si tratta di infezioni che non raggiungono mai una pericolosità tale da mettere a rischio la vita. Anzi tra il 30 e il 40% sono infezioni del tutto asintomatiche. Purtroppo, però, con una grande circolazione del virus, il rimanente 5% dei malati contagiati che sviluppa una malattia mortale corrisponde ad un numero più che sufficiente per mettere in completa crisi l’intero sistema sanitario nazionale e la rete ospedaliera.

Si è capito chi sono i super diffusori?

Un dato certo e semplice è che anche le persone contagiate asintomatiche possono trasmettere largamente il virus. Per spargerlo basta cantare e parlare forte senza protezioni, figurarsi in un luogo chiuso. Non è indispensabile tossire avendo la febbre per contagiare gli altri, ecco.

I test rapidi sono poco sensibili, ci fidiamo?

Io sono uno strenuo sostenitore dei test antigenici rapidi e di qualsiasi strumento, salivare o d’altro tipo, che ci aiuti ad identificare precocemente la positività su un gran numero di persone. Anche a domicilio. Chi se ne frega della sensibilità. La verità è che oggi per un tampone tradizionale molecolare un cittadino deve aspettare sette giorni e, se va bene, qualche altro giorno di pazienza per ricevere l’esito. Arrivederci. Il test rapido offre un risultato in venti minuti senza dover andare nei laboratori soverchiati di lavoro. I numeri sopperiranno alla sensibilità. Poi è chiaro che si può fare la controprova e che se ci sono sintomi importanti in corso un medico bravo non si accontenta di un tampone negativo. Ma quando il quadro è fortemente sospetto il test rapido funziona, anche sui contatti stretti.

Insomma ci siamo giocati il Natale..

Non sarà come prima, anzi spero che il decreto per il contenimento non sia tardivo, lo vedremo tra due o tre settimane. Abbiamo commesso già troppi errori.

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