Ginecologo nei guai per truffa: sospeso. «Faceva il doppio lavoro in nero a Como»

L’inchiesta Ex medico del Sant’Anna, ora primario del reparto all’ospedale di Saronno. Per la Finanza visitava pazienti in zona Borghi e si faceva pagare pap test che aveva gratis

La maggior parte delle sue pazienti, il dottor Ubaldo Seghezzi, che la Procura di Busto Arsizio ha sospeso dal servizio con l’accusa di truffa e peculato, le aveva a Como. E dopotutto, negli anni trascorsi come ginecologo al Sant’Anna si era fatto conoscere e apprezzare come professionista. Per questo, anche dopo essere diventato primario a Saronno, spesso veniva in via Carloni, dove all’interno di uno studio privato continuava a ricevere le sue pazienti.

L’indagine

Tutto normale? Non proprio, almeno secondo le accuse ipotizzate dalla Procura di Busto. Innanzitutto perché le donne che visitava, stando a quanto ricostruito nelle indagini, dovevano pagare la prestazione in contanti e non ottenevano in cambio alcuna ricevuta. Poi perché quelle che si sottoponevano a pap test, pagando (sempre in contanti) venti euro le analisi di laboratorio, hanno riferito che ricevevano il referto via whatsapp. Infine in quanto quegli esami se li è ritrovati sul conto la sanità pubblica, in quanto svolti dall’ospedale di Saronno in regime di “esenzione ticket”.

La Guardia di finanza di Saronno ha sequestrato al ginecologo poco meno di 70mila euro, ma l’indagine a suo carico prosegue per accertare l’eventuale e presunto giro d’affari illecito che - almeno secondo la Procura - lo avrebbe visto protagonista.

La vicenda nasce un anno e mezzo fa quando un medico del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Saronno si presenta in Finanza e denuncia il suo primario. Perché, nonostante il medico fosse stato assunto con la clausola di esclusività - che prevede un compenso mensile, aggiuntivo allo stipendio, di oltre 1800 euro - in realtà risultava svolgere visite private in almeno altri tre studi medici. Uno dei quali, il più attivo di tutti, a Como. Ma, soprattutto, il medico che ha dato il via all’indagine aveva anche notato una serie di pap test ordinati dal suo primario e tutti quanti catalogati con il codice di esenzione del ticket, di cui non si comprendeva l’origine.

L’indagine ha portato i finanzieri a sentire una sessantina di pazienti del dottor Seghezzi. Di queste, quaranta sono donne comasche, tutte quante visitate nello studio di via Carloni e la maggior parte delle quali avevano conosciuto il ginecologo quando lavorava al Sant’Anna.

Le accuse e il sequestro

Nei verbali delle pazienti, emerge un minimo comune denominatore: il pagamento della prestazione in contanti, la totale assenza di ricevute, i risultati del pap test consegnati via whatsapp dallo stesso medico.

Il gip del Tribunale di Busto Arsizio, che ha sospeso il primario dal suo ruolo e che ha ordinato il sequestro di 68mila euro a suo carico, lo accusa di truffa (soprattutto per essersi intascato i soldi previsti dalla clausola di esclusività, senza rispettarla) e di peculato, per l’utilizzo di strumentazione dell’ospedale di Saronno per la realizzazione dei pap test. Ora tocca al medico affrontare l’interrogatorio e difendersi dalle accuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA