Giovani e dal Sud: in 202 al concorso per 130 infermieri

Sant’Anna Ieri le prove scritte pratiche, si punta a Como per avvicinarsi alla Svizzera. «In Italia siamo mal retribuiti e poco valorizzati. E la pressione continuerà ad aumentare»

In 202 da tutta Italia per 130 posti da infermiere banditi a Como. Ieri mattina si sono tenute le prove scritte e pratiche al Sant’Anna per assumere personale infermieristico, data la grave e ormai cronica carenza. Il bando, ambizioso, ha raccolto più di 300 domande, ai test si sono però presentati meno candidati. Candidati in media molto giovani, più ragazze che ragazzi, di questi una buona metà proveniente da città anche molto lontane.

Le storie

«Io vengo da Bari e sono al primo concorso in assoluto – dice Piervito Latrofa – mi piacerebbe cominciare a lavorare qui all’ospedale di Como, ma dipende dal reparto e dalle mansioni a cui sarò nel caso destinato. Io penso che questo mestiere sia bello, ma stia diventando sempre più difficile. La popolazione purtroppo non smetterà di invecchiare e noi saremo sempre più sotto pressione». Prima del Covid ai concorsi per infermiere rispondevano migliaia di sanitari.

«Io vengo da Castellamare di Stabia, ma lavoro da sette mesi al Valduce - commenta Imma Sorrentino – a Como mi trovo bene, è una bella città. Se vinco il concorso resto e valuto l’ospedale migliore». «Abbiamo tutti buone speranze di superare le prove – dice Alessandra Bertolio – così fosse valuterei, soprattutto in base al reparto che mi offrono. Adesso vivo e lavoro a Lecco, ma al Sant’Anna ho studiato durante l’università ed ho quindi un legame affettivo». Il bando d’assunzione è a tempo indeterminato, all’inizio con i turni un infermiere guadagna circa 1650 euro netti al mese.

«Ho vent’anni d’esperienza da infermiere nel privato – racconta Ari Salai – nel milanese, precisamente all’ex Santa Rita a Loreto. Se passo questo concorso mi piacerebbe entrare all’ospedale di Cantù, sempre all’interno dell’Asst Lariana, visto che abito a Lentate». Il sistema sanitario soffre una continua emorragia di personale, di infermieri in particolare. L’Asst Lariana ha fortemente bisogno di questi professionisti, ne servirebbero ben più di cento. «Preferirei trovare una stabilità a Roma, dove vivo, ma vediamo – spiega Antimo Cecere – io credo che oggi in pochi vogliano fare l’infermiere negli ospedali e nelle Rsa perché è un lavoro duro, faticoso, con responsabilità importanti. Non bastasse i due anni di pandemia hanno mostrato a tutti i grandi sacrifici fatti dai sanitari». E che non in molti sono disposti a fare. «A me però questo lavoro piace – risponde Melissa Cardinale, siciliana al lavoro a Saronno – credo nel mestiere che faccio nonostante gli ostacoli, la carenza di personale e la busta paga scarsa». Non è allora mancanza di impegno e volontà? Ecco la risposta più incisiva data da uno dei candidati presenti al Sant’Anna.

Le condizioni

«Siamo poco retribuiti e poco valorizzati, per la società il nostro è un lavoro umile – dice Lorenzo Ferra – noi stessi ci sottovalutiamo, quando dovremmo specializzarci e rilanciarci. Per avere più mansioni, sbocchi, per far carriera. Oggi possiamo diventare solo caposala. In Svizzera invece agli infermieri offrono ruoli e responsabilità diversi». Proprio la Svizzera resta la meta prediletta. «Io arrivo da Verona e vorrei avvicinarmi alla frontiera – spiega Beatrice Quaglia – ho già fatto un’esperienza in Svizzera. Inutile dire che la paga è tre volte superiore. L’Italia deve adeguare carriere e stipendi, c’è poco da fare».

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