«Ha obbligato sua figlia a dimagrire»
Mamma a processo per maltrattamenti

Il giudice non accoglie la richiesta di proscioglimento: a giudizio tra dieci mesi - La difesa: «Era preoccupata per la salute della ragazza. Tutto risale a un periodo di conflitto»

«Questa è la classica famiglia del mulino bianco. E, come tale, è normale possa avere dei momenti in cui le divergenze di vedute esplodano in conflitti. Ma non si parli di maltrattamenti: quelli sono un’altra cosa». L’avvocato difensore della mamma comasca accusata di aver negato il cibo alla figlia, e per questo allontanata da casa dal Tribunale per diversi mesi nell’autunno di tre anni fa, non nasconde l’amarezza di fronte alla decisione del giudice delle udienze preliminari di mandare a processo la donna.

Bisognerà comunque attendere il marzo dell’anno prossimo perché in dibattimento si discuta di un fascicolo che aveva fatto parlare di sé, quando è scattata l’indagine.

La vicenda, come detto, risale all’autunno del 2018. All’epoca la ragazza da cui tutta la vicenda è partita aveva quindici anni e si era rivolta alla zia per sfogarsi della situazione che stava vivendo in casa. Secondo la contestazione la madre avrebbe costretto la figlia a un regime alimentare rigidissimo per evitare che ingrassasse eccessivamente (e che superasse, sostiene l’accusa, i 47 chili). Il tutto in un clima di liti, anche particolarmente a muso duro, tra madre e figlia. Quest’ultima era arrivata anche ad uscire di casa e trasferirsi a vivere dalla zia, in seguito ai dissapori con il genitore.

La Procura, dopo aver ricevuto la denuncia della zia (la quale ha portato ai magistrati anche fotografie e file audio, nei quali si sentirebbe la madre della ragazza lamentarsi in modo pesante con la figlia del suo peso), aveva chiesto e ottenuto l’allontanamento della donna dalla casa di famiglia.

Poi, alla fine dell’inverno successivo, la ragazza era stata sentita in incidente probatorio dal giudice e durante quel colloquio se da un lato aveva confermato la ricostruzione che aveva portato all’allontanamento della madre, dall’altro aveva anche spiegato che dopo natale i rapporti tra di loro erano cambiati e decisamente migliorati. Da qui il rientro a casa della donna: da allora padre (che ha sempre difeso la moglie) madre e figlia vivono sotto lo stesso tetto.

«Io - commenta l’avvocato Alessandra Colombo Taccani, legale della donna - avrei tanto auspicato un proscioglimento in udienza preliminare. Nessuno nega le liti e, certo, qualche parola poco gentile è stata detta in momento di rabbia, ma non si può parlare di maltrattamenti, alla base dei quali c’è sempre l’odio reciproco e la voglia di far soffrire l’altra persona. Qui no: piuttosto siamo di fronte a un eccesso d’amore».

La donna aveva sempre spiegato che alla base della sua insistenza sul peso della figlia vi erano alcuni problemi di salute che riguardavano la ragazza e che - a suo dire - consigliavano un regime alimentare particolarmente attento.

«Avrei sperato di riuscire a chiudere questo procedimento subito - conclude l’avvocato - perché la famiglia adesso si è ricomposta, e riaprire queste ferite non è mai opportuno».

Per il processo, in ogni caso, c’è tempo: il rinvio a giudizio è per il marzo dell’anno prossimo.

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