I futuri architetti dentro l’asilo Sant’Elia: «L’abbandono apre le porte al degrado»

Politecnico Tre giornate di studio per gli studenti all’interno del capolavoro razionalista. La docente: «Un’occasione per tenere viva l’attenzione e far vedere che ci si tiene»

Sono passati ormai cinque anni dalla chiusura del Sant’Elia e la riapertura dell’asilo disegnato dal Terragni non ha ancora date, progetti e nemmeno finanziamenti.

Da ieri mattina però, anche soltanto per mantenere viva l’attenzione, dentro al Sant’Elia sono entrati gli studenti del Politecnico. Una quarantina di universitari iscritti al terzo anno del corso di laurea in architettura si sono messi a lavorare dentro al gioiello razionalista da troppo tempo abbandonato.

Hanno iniziato a fare rilievi, misurazioni, bozzetti, stime, un impegno che proseguirà tutti i lunedì di marzo per poi confluire in elaborati da discutere nel mese di giugno. Questi studi potranno essere utili al Comune e alla Soprintendenza per mettere finalmente mano all’asilo abbandonato da cinque anni.

Certo per riaprire le porte della scuola materna di via Alciato servono svariati milioni di euro e un lungo iter burocratico ancora tutto da scrivere.

Presentazione collettiva

«Io penso sia più un’occasione per tenere viva l’attenzione e fare vedere che c’è qualcuno che ci tiene e si dà da fare – spiega la docente del Politecnico Paola Bassani, al lavoro insieme ai colleghi Pietro Giuseppe Crespi e Daniela Oreni – In particolare è la Soprintendenza che ha coinvolto il nostro ateneo insieme al Comune, che per arrivare ad un risultato deve essere reattivo. Ci siamo resi disponibili dopo giugno ad organizzare anche un momento di presentazione collettiva dei lavori fatti con gli studenti. Purtroppo questo magnifico luogo vive in uno stato di abbandono. Non è però certo una situazione drammatica. Ma è chiaro che la mancanza di cure è la prima causa del progressivo degrado. Senza riscaldamenti accesi, senza l’olio nei serramenti, senza un uso quotidiano, le condizioni dello stabile sono per forza destinate a peggiorare».

All’interno, pulizie a parte, comunque l’asilo non si presenta male. È rimasto tutto fermo alla tarda primavera del 2019. Allora, dopo una perizia esterna commissionata da Palazzo Cernezzi, l’edificio era stato chiuso perché considerato non a norma. La sicurezza secondo l’amministrazione comunale era minata in particolare dal modo in cui erano stati costruiti in origine i controsoffitti.

«La destinazione d’uso ad asilo è ciò che rende degna questa icona dell’architettura moderna – dice ancora la professoressa – ma è chiaro che i vincoli previsti oggi sugli edifici scolastici impongono un aggiornamento dello stabile. Un fatto molto delicato davanti ad un’opera d’arte».

Rispettare le norme

Non si può insomma stravolgere l’asilo, ma al contempo occorre rispettare le norme. Su questo punto si è a lungo discusso: occorre decidere se vale la pena di trasformare il Sant’Elia in qualcosa di diverso pur di conservarne la struttura originale. Ma a tante parole non sono seguiti passi formali.

Nell’ottobre 2023 i membri della giunta comunale e i rappresentanti della Soprintendenza, dopo un sopralluogo, avevano annunciato l’avvio di un percorso che, anche grazie al Politecnico, avrebbe portato entro marzo ad un progetto di riqualificazione. Un restauro comunque molto oneroso che economicamente non rientra per ora negli obiettivi del mandato.

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