I medici: «Misure rigide
o sarà peggio di marzo»

Dai camici bianchi comaschi la richiesta di blindare nuovamente le città per evitare altri mesi tragici. «Se si decide di aprire, è ovvio che la gente torni per strada. Ma le scene viste domenica fanno inorridire»

Il mondo della sanità, di fronte a oltre seicento morti pianti in soli due mesi, dopo aver retto a due forti ondate, ora preme per misure più restrittive per il contenimento del contagio.

«Domenica scene terribili»

«Siamo tutti corresponsabili, i singoli cittadini e le autorità – dice Luigi Pusterla, primario delle malattie infettive del Sant’Anna – Personalmente ritengo che si dovrebbe avere più coraggio e tutelare la salute pubblica. Le scene che abbiamo visto nelle piazze e nelle strade di tante città italiane domenica mi hanno fatto inorridire. La libertà è preziosa ma non può colpire la vita altrui. Stiamo perdendo una generazioni intera di ottantenni. Non è possibile restare insensibili di fronte ad un numero davvero impressionante di morti. Io comprendo le esigenze economiche e sociali, ma solo con la distanza e l’isolamento riusciamo a frenare il virus. Ne abbiamo le prove, ormai siamo alla terza ondata, non alla prima».

«Mi auguro - prosegue - che le conseguenze a gennaio non siano così gravi come a novembre. Perché l’ospedale è stanco, non partiamo da zero, ma abbiamo ancora oltre 200 pazienti contagiati ricoverati».

Gli italiani, salvo qualche lampo di irresponsabilità, in primavera hanno rispettato in larga misura le regole. «Se il governo apre dopo mesi costretti a casa i cittadini escono, è normale – dice Roberto Pusinelli, il primario del pronto soccorso del Sant’Anna – Per me è un controsenso. Il presunto ritorno economico sul commercio e sull’economia rischia di essere un tracollo se fra un mese torneremo in zona rossa. La terza ondata desta preoccupazione. L’apertura quasi generalizzata a mio parere non tiene conto di alcune zone più duramente colpite e ancora provate anche nell’ambito ospedaliero. A Varese, Como, Milano e Monza la seconda ondata è stata forte e credo serva maggiore attenzione».

La responsabilità dunque è nostra, dei singoli cittadini, ma è altrettanto se non forse di più delle autorità, dal governo alla Regione.

Facciamo come in Germania

«Se la legge adesso consente alle persone di fare acquisti e si apre alla zona gialla la gente è ovvio: torna in strada – commenta Ezio Grandi, ex presidente dell’Ordine dei medici di Como – E con la folla, abbiamo spero bene imparato, aumentano i contagi. Condivido in pieno quanto deciso dalla Merkel in Germania con un nuovo lockdown, occorre chiudere di nuovo le maglie. I cittadini possono anche essere responsabili, come lo sono stati in larga parte in primavera, ma senza regole è normale agiscano di conseguenza. Il tema della terza età deve sollevare più sensibilità. Non può essere l’ultimo Natale in compagnia dei nostri nonni. Dobbiamo difenderli».

La posizione dei medici e degli specialisti è molto netta, le sfumature ci sono, ma non sono molte. «Chi comanda non può buttare il sasso e nascondere la mano – spiega il geriatra Mario Tagliabue – la scarsa prudenza dei cittadini non può essere giustificata, ma è assurdo aprire tutto dopo aver pianto migliaia di persone. La responsabilità viene anzitutto dall’alto. E magari sarebbe bene non cambiare ogni settimana norme, regole e colori, forzando il gioco delle parti tra le varie fazioni politiche. Gli uomini non brillano, il virus è più furbo. Il meccanismo è ormai noto, più stiamo insieme, più che folla, assembramento nelle piazze, pranzi e cene in compagnia più il contagio passa di bocca in bocca. E tra la fine dell’anno e la prima metà di gennaio potremmo vederne i disastrosi effetti. Gli irresponsabili e i ministri - conclude il medico - avrebbero dovuto vedere cos’è successo a marzo e ancora a novembre in buona parte delle Rsa e nei tanti reparti di malattie infettive».

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