
Cronaca / Como città
Sabato 02 Agosto 2025
«I miei cari uccisi nella strage di Bologna. Non c’è stata la volontà di fare chiarezza»
L’anniversario La famiglia Mauri morì 45 anni fa nell’esplosione della bomba in stazione. Il fratello di Anna Maria Bosio: «La giustizia dopo tutto questo tempo? È un po’ troppo tardi»
Como
Il 2 agosto di 45 anni fa era un sabato. Proprio come oggi. Alle 10.25 la bomba esplosa vicino al primo binario della stazione di Bologna inghiottì in un attimo muri e bagagli, ma soprattutto uccise sotto le macerie 85 persone con le loro vite e i loro sogni. Un tempo che si è fermato, esattamente come l’orologio che ancora oggi segna le 10.25 di quel maledetto 2 agosto 1980, non solo per le vittime, ma anche per chi – familiari e amici – convive da allora con quella tragedia, ma anche con le inchieste giudiziarie, i depistaggi, le attese e le offese.
Da allora un filo lega Bologna a Como e alla famiglia Mauri: mamma Anna Maria Bosio di 28 anni, papà Carlo di 32 e il piccolo Luca, 6 anni appena rimasti sepolti sotto quel che rimase della sala d’attesa e del primo binario.
La testimonianza
Il fratello di Anna Maria, Vittorio Bosio, aveva rotto il silenzio sulla vicenda nel 2020, quarantesimo anniversario. E lo fa, di nuovo, cinque anni dopo. «Sono passati 45 anni – dice con un filo di voce – e, al di là di tutto, questo è l’anno in cui l’anniversario coincide con il sabato, esattamente come allora e questo, non lo nascondo, porta a qualche ricordo in più». Vittorio all’epoca era già in Puglia, a Manduria, e aspettava l’arrivo al campeggio della sorella, del cognato e del nipotino che avevano dovuto prendere il treno dopo aver avuto un piccolo incidente con l’auto. Era già alla stazione ad aspettarli, poi la notizia dell’esplosione. Sperava che avessero preso il treno prima oppure quello dopo, ma non arrivarono mai. Questo è il primo anniversario con la condanna, in via definitiva, all’ergastolo anche del “quinto uomo”, Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, accusato di concorso nella strage di Bologna e di essere uno degli esecutori materiali.
«La giustizia dopo 45 anni? È un po’ troppo tardi – commenta Bosio -. Sono sollevato dal sapere che, pur con tanto tempo passato, la giustizia sia riuscita ad individuare dei responsabili, resta ancora il problema dei “mandanti” e anche dal fatto che, nonostante i depistaggi, abbia continuato a cercare i colpevoli». E proprio il “tradimento” di uomini dello Stato è quello a fare più male. «Non condivido il concetto della “strage di Stato” - prosegue il fratello di Anna Maria - ma è grave che lo Stato faccia fatica a riconoscere che tra i suoi uomini ci siano anche persone responsabili di azioni del genere. Difendere ad ogni costo non è la cosa migliore, non tanto le istituzioni ma le persone responsabili. Se ci sono, anche ad alti livelli, persone coinvolte bisogna avere il coraggio di denunciarle e riconoscere che il problema c’è. Ecco con la strage di Bologna è mancata la volontà di far chiarezza anche nei più alti livelli istituzionali».
Il gonfalone a Bologna
Lo stesso accaduto per la strage di Ustica, ancora lontana dalla verità. «Ustica però – spiega Bosio – è una questione internazionale e quindi con la difficoltà di avere informazioni da altri Stati, nel caso di Bologna, invece la questione è tutta italiana». La famiglia Bosio ha sempre vissuto in silenzio il dolore: «Abbiamo sempre preferito vivere quello che è accaduto nell’ambito familiare, amici e conoscenti, della parrocchia di San Fedele e delle suore del convento della Visitazione».
Questa mattina, come ogni anno, il Comune di Como sarà presente con il gonfalone a Bologna e verrà messo un mazzo di fiori a nome della città sulla tomba della famiglia Mauri al Monumentale. «Attraverso le pagine del giornale – conclude Bosio – ringrazio il Comune che da 45 anni porta avanti il ricordo e ringrazio anche il gruppo di amici con Gerardo e sua moglie Nadia che organizzano sempre un momento condiviso in piazza San Fedele».
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