
Cronaca / Como città
Venerdì 16 Maggio 2025
I parapetti del lungolago. La Regione: «Meglio niente»
Il dibattito L’assessore Sertori: «Questi prototipi non sono belli. Resto dell’idea che la soluzione migliore sia non mettere protezioni»

Como
Lui stesso definisce «non belli» e «non convincenti» i prototipi dei nuovi parapetti posizionati martedì nella zona di Sant’Agostino come prova e poi rimossi e ora, vista anche la bocciatura pressoché unanime da parte della città che si sta mobilitando contro le protezioni, rilancia l’idea di lasciare il lungolago libero, senza alcuna barriera.
L’assessore regionale agli Enti locali Massimo Sertori, dopo alcuni giorni di polemiche, spiega perché non si possono utilizzare i parapetti storici con i timoni e anticipa quella che sarà la linea della Regione all’incontro che si terrà la prossima settimana con il Comune e la Soprintendenza e, cioé, quella di non mettere più nulla sul bordo della passeggiata verso il lago.
La reazione degli “umarell”
«Quello che è stato fatto martedì – dice – era una prova, esattamente come si fa quando si deve dipingere la facciata della propria casa. I parapetti nuovi sono coerenti con le normative per altezza, portata, impossibilità di essere scavalcati, tutte valutazioni tecniche che erano state fatte con la Soprintendenza che aveva chiesto di realizzare un campione in modo da poterli valutare nel contesto ed è stato corretto farlo, proprio perché parliamo di un intervento talmente importante in termini di impatto che andava visto sul posto». E aggiunge: «La mia reazione nel corso del sopralluogo immagino sia stata la stessa di tutti, degli umarell e di chi era lì. Non sono belli e non mi convincono». Tradotto: su quella strada non si può proseguire. Ma Sertori ora va oltre e guarda avanti: «Personalmente ero, sono e sarò della stessa opinione che ho da sempre. La normativa non impone di realizzare i parapetti, ma se si fanno va rispettata integralmente. Il lungolago a mio avviso è diventato veramente bellissimo anche se in stile minimal e credo che non fare il parapetto sia la cosa migliore». Di lasciare le sponde libere se ne era parlato appena conclusa la prima parte di passeggiata, da Sant’Agostino alla darsena, ma il sindaco Alessandro Rapinese aveva posto il tema della sicurezza e del rischio che qualcuno, per distrazione, potesse cadere in acqua che, anche a riva, è profonda e senza punti di risalita. «Capisco e comprendo il sindaco – prosegue Sertori -, ma che qualcuno cada può succedere dappertutto, nei porti, in altre zone. Dalla parte opposta c’è la strada e anche quella può essere pericolosa. I parapetti non ci sono dappertutto. Sono scelte, stiamo parlando di arredo e non di qualcosa di strutturale. Io, personalmente, penso che non si debba fare nulla. Lo pensavo prima e lo penso ancora di più oggi. Non voglio imporre nulla anche perché credo che sia la comunità a dover decidere, ma credo che sia stato fatto un lavoro straordinario e andrei avanti così. La decisione andrà presa di concerto con il Comune e con la Soprintendenza, ma la mia proposta è quella che ho spiegato. Con le normative attuali anche ripensare il campione del parapetto non si discosterebbe molto dal prototipo. Quel campione rispetta la normativa, ma dal punto di vista estetico a me non piace e credo che lasciare libero il lago possa essere la scelta migliore. Settimana prossima ci incontreremo e valuteremo».
Le norme di sicurezza
Sertori si toglie anche qualche sassolino verso Forza Italia (il consigliere Sergio Gaddi ha annunciato una mozione) e Fratelli d’Italia (a Como ha avviato una petizione per chiedere di ripristinare i timoni). «I parapetti storici, che personalmente trovo belli, non possono essere riutilizzati per diversi motivi – chiarisce -. Il primo è che non rispettano le norme di sicurezza per l’altezza e perché sono scavalcabili e riadattarli andrebbe a snaturarli. Inoltre ce ne sono circa 200 metri sui circa 600 necessari ed essendo quelli originali in ghisa andrebbero riprodotti risultando comunque diversi e con la Soprintendenza era emersa l’impossibilità di riproporli. Chi oggi vuole ripristinarli si informi perché non si può e ci si ricordi che crearne di nuovi passa dal rispetto delle normative. Non si può fare ciò che si vuole».
Negli ultimi giorni le proposte arrivate da più parti sono state diverse: da chi chiede di puntare su barriere in vetro come la ex passeggiata Zambrotta a chi propone di non mettere nulla, e ancora dall’idea di fioriere molto basse con fiori per delimitare il bordo lago a quella di chiedere una deroga per i vecchi timoni o di riadattarli fino a qualcosa di completamente nuovo, ma artigianale e legato a Como.
Ieri anche l’assessore regionale all’Università il comasco Alessandro Fermi è intervenuto per sostenere la tesi di non mettere nulla. «Rimango dell’idea che avevo fin dall’inizio – le sue parole – e cioé che non deve essere a mio avviso scartata l’ipotesi di non mettere nessun parapetto. Trovarne uno che possa piacere a tutti è una missione impossibile e il lungolago per come lo vediamo senza nessun parapetto è oggettivamente più bello. Bisognerà parlarne con il sindaco e la Soprintendenza, ma quello che non scartavo all’inizio, oggi mi sembra sempre di più la soluzione più adeguata». Non è escluso che si possa fare una prova togliendo tutti i parapetti provvisori per vedere l’effetto e l’effettiva necessità di correttivi. L’ultima parola, comunque, spetterà al Comune.
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