Lite tra Croce Rossa e Ca’ d’Industria e ora i trasporti a Como li fa Monza

L’inchiesta Il commissario cittadino firma il contratto e dopo soli 5 mesi comunica il recesso. Duro scambio di lettere con i vertici della Rsa, che ha trattenuto i compensi a titolo di danno

Il Comitato di Como di Croce Rossa, nel recedere dal contratto d’appalto per il trasporto anziani di Ca’ d’Industria, incassa l’ira della Rsa cittadina e, nel contempo, perde pure i compensi dei servizi effettuati. Questo perché i vertici della Fondazione hanno deciso di trattenere quei soldi a titolo di danno per un recesso unilaterale senza giusta causa.

I mesi che hanno preceduto la presentazione del piano di concordato in Tribunale, sono stati particolarmente frenetici e caotici in quel di via Italia Libera. Con il commissario, Alberto Piacentini, impegnato a disdire contratti e convenzioni. Come quello che era stato appena firmato con la Ca’ d’Industria.

Scusate, abbiamo sbagliato

La vicenda è riassunta alle perfezione dallo scambio epistolare intercorso tra le due realtà comasche. Il 27 gennaio dello scorso anno Croce Rossa e Fondazione di via Brambilla firmano un contratto per il trasporto di 16 ospiti del Centro diurno integrato con il seguente tariffario: 9 euro per ogni tratta (18 euro andata e ritorno, per intenderci) per ogni utente residente in convalle, 11 per quelli residenti all’interno del Comune di Como, 13 per chi vive nei comuni confinanti. Il 20 giugno, neppure cinque mesi dopo, il commissario di Croce Rossa scrive al dirigente dell’area gare di Ca’ d’Industria, Franco Molteni: «Come saprà il Comitato si trova in difficoltà economiche tali da averlo obbligato a procedere con la richiesta di nomina del gestore della crisi. Tale imprevedibile evento, unitamente all’altrettanto imprevedibile conflitto russo-ucraino e ai postumi della pandemia, che hanno fatto registrare sensibili aumenti di tutte le materie prime, ci costringono a comunicare che sussistono le condizioni per la risoluzione contrattuale».

Lo stupore della casa di riposo

Il giorno dopo da Ca’ d’Industria parte una risposta, comprensibilmente stupita, in cui si fa presente che il contratto firmato risale al 27 gennaio «quando erano già ben note le gravi difficoltà economiche» del Comitato di Como. E che «le condizioni del contratto da voi proposte e accettate dalla Fondazione alla fine di gennaio, non potevano non considerare le citate dififcoltà, nè il conflitto russo-ucraino iniziato a febbraio 2022 e i postumi della pandemia, ormai in corso di risoluzione».

Insomma, la risposta è chiara: il recesso non è accettabile; «I maggiori oneri sostenuti vi saranno addebitati». Passa una settimana e il commissario Piacentini torna a impugnare carta e calamaio, con una sola concessione: «Posticiperemo la data di cessazione il 31 luglio». Replica di Ca’ d’Industria: «Grazie per la proroga, ma voi siete legati da un contratto». Quindi vale ciò che è già stato scritto.

Un paio di giorni più tardi pure il presidente, Gianmarco Beccalli, scrive a Croce Rossa una lettera di fuoco. Motivo, l’intervista a La Provincia nella quale il commissario Piacentini diceva di aver tagliato una convenzione in perdita. «Non è affatto vero - accusa Beccalli - che il contratto sia stato sottoscritto in perdita, avendo formulato voi stessi l’offerta economica».

E insomma, si arriva a luglio, con Ca’ d’Industria costretta a correre per cercare un’alternativa al Comitato di Como. E con le altre realtà provinciali di Croce Rossa che neppure rispondono per non indispettire via Italia Libera. Alla fine l’unica offerta arriva da Monza e dalla Croce d’Oro Brianza, che - dovendo arrivare da Monza, appunto - aumenta le tariffe di due euro per tratta. E con Ca’ d’Industria che decide di trattenere i compensi per i trasporti fatti da Croce Rossa, per compensare i maggiori oneri.

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