I vigili gli chiedono i documenti: lui scappa, si tuffa e annega

Viale Geno Tragedia della disperazione l’altra sera poco dopo le 23. La vittima è un senza tetto di 36 anni: difficile anche identificarlo

Un uomo di 36 anni si è tuffato nel lago l’altra sera pochi minuti dopo le 23 lungo viale Geno, all’altezza dei giardini intitolati a Sergio Ramelli: di nazionalità egiziana, era stato fermato pochi istanti prima da una pattuglia della polizia locale. Gli agenti gli avevano chiesto i documenti, lui aveva esibito un passaporto - sulla cui genuinità si sta ancora indagando, quantomeno per risalire con certezza a un nome e a un cognome - poi era fuggito via, coprendo in un istante i pochi metri che lo separavano dal parapetto e tuffandosi, infine, nel lago.

Per quanto rapidi siano stati i vigili del fuoco (arrivati davvero dopo pochissimi minuti), le condizioni ambientali (acque gelide) combinate al suo stato di evidente alterazione (forse alcol) hanno ridotto al lumicino le speranze di sopravvivenza. Trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, è morto poco dopo il ricovero.

Di lui, di questa ennesima vittima della solitudine, si sa poco, al di là della nazionalità e dell’età: la polizia locale è impegnata in queste ore a restituirgli anche un nome, che servirà per venire a capo di tutte le incombenze del caso, a partire da quelle che richiedono il coinvolgimento di un consolato che a sua volta possa o risalire ai familiari, o farsi direttamente carico della sepoltura.

Storia molto triste, comunque, che coinvolge uno dei tanti fantasmi senzatetto e senza identità che popolano le notti del capoluogo nel disinteresse quasi generale. I più fortunati trovano un tetto improvvisato, qualcuno finisce nei dormitori, mentre a chi è meno fortunato non restano che addiaccio e alcol, come in questo caso. La polizia locale, del resto, era intervenuta dopo avere ricevuto più d’una segnalazione da parte di passanti che quell’uomo apostrofava ad alta voce, assumendo anche comportamenti se non minacciosi senz’altro sopra le righe. Quando ha visto gli agenti si è calmato, ottemperando alla loro richiesta di esibire un documento. Poi quella corsa rapidissima e improvvisa, e il tuffo nelle acque del lago, in questo periodo più trasparenti che d’estate, ma gelide e senza scampo.

La Procura ha deciso che non serviranno ulteriori accertamenti, neppure una autopsia. La dinamica è fin troppo chiara, lo sono molto meno le ragioni. Ma chissà se interessano davvero.

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