Il camping di Lazzago è irregolare.Ordine del Comune: dovete chiudere. Settanta persone “sfrattate”

Via Cecilio La decisione dopo le verifiche in seguito all’intossicazione di uno degli ospiti. Il campeggio ha il permesso per restare aperto solo sei mesi: e invece vi abitano in pianta stabile 70 persone

Il Comune di Como ha disposto ieri l’immediata sospensione dell’attività del campeggio “No stress” di Lazzago, già “International”. Il provvedimento - firmato da Maria Antonietta Marciano, responsabile del settore commercio e attività economiche di Palazzo Cernezzi - è conseguenza di una rapida istruttoria avviata nelle ore immediatamente successive all’incidente che lo scorso 18 gennaio aveva costretto uno degli ospiti dei bungalow al ricovero in ospedale, per le conseguenze di una intossicazione da monossido di carbonio.

Le violazioni riscontrate nel campeggio

Il provvedimento - affisso dal primo pomeriggio di ieri nella bacheca della reception di via Cecilio - rivela una serie di dettagli per certi versi sorprendenti: vi si legge che, autorizzazioni alla mano, il campeggio dovrebbe chiudere a metà ottobre per riaprire soltanto sei mesi dopo, vale a dire a metà aprile, quando invece ormai da diverse stagioni i gestori lo tengono aperto tutto l’anno, anche se a quanto pare in Comune non ne erano informati (nel maggio del 2020 la questura tentò uno sgombero, salvo arrendersi di fronte all’impossibilità di ricollocare la quindicina di ospiti fissi, uno dei quali, peraltro, la settimana successiva fu trovato morto per un malore all’interno del suo bungalow).

Il mancato rispetto delle date di apertura e chiusura non è la sola violazione contestata: gli attuali gestori non sarebbero i titolari dell’autorizzazione rilasciata a suo tempo dal Comune (correva l’anno 2009), ma altri (con i quali, ieri, non è stato possibile prendere contatto), i quali sarebbero subentrati ai precedenti senza che nessuno si curasse di farlo sapere a Palazzo Cernezzi. Ancora: il fatto che in quelle casette ci abitino stabilmente degli inquilini - singoli o nuclei familiari, in tutto una settantina di persone - sembrerebbe configurare una violazione della destinazione d’uso di uno spazio che è esclusivamente vincolato «allo svolgimento di una struttura ricettiva all’aria aperta»; per non dire infine dei risultati degli accertamenti svolti dalla polizia locale e dalle autorità sanitarie in merito alla sussistenza dei requisiti igienico sanitari. Sintesi: il camping “No stress” deve chiudere.

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