Il caso della scuola Corridoni arriva in Parlamento. Avs: «Interesse scolastico subalterno a quelli legati allo stadio»

Como Devis Dori parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato un’interrogazione sul caso della scuola di via Sinigaglia chiedendo ai ministri di verificare la correttezza della procedura adottata dal Comune

Como

La chiusura della Corridoni e la potenziale destinazione della sua sede alla costruzione di un parcheggio al servizio del nuovo stadio Sinigaglia sono al centro di un’interrogazione parlamentare presentata da Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra, ieri.

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Il contenuto dell’interrogazione

«Tale decisione - scrive Dori nell’interrogazione - è stata assunta senza alcun percorso di consultazione con famiglie, docenti consigli d’istituto e comunità locali in contrasto con i principi di partecipazione sanciti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 dell’8 marzo 1999 in materia di programmazione dell’offerta scolastica». Il tema è emerso più volte negli ultimi mesi ma la giunta, tramite il sindaco Alessandro Rapinese, ha sempre detto di aver consultato i consigli d’istituto secondo quanto prevede la legge. I consigli d’istituto di cui fanno parte le scuole che verranno chiuse dall’anno prossimo, non solo la Corridoni ma, per esempio, anche la primaria di Ponte Chiasso, hanno depositato un parere in effetti. Il parere però era negativo ed evidenziava errori nelle analisi svolte dal Comune sulla popolazione scolastica dei plessi da chiudere. Dori in effetti nell’interrogazione parlamentare riporta che «i pareri tecnici acquisiti, compresi quelli dell’Ufficio scolastico territoriale di Como, risultano critici o contrari al progetto e la delibera comunale non contiene adeguate motivazioni rafforzate a sostegno della scelta della chiusura». Le famiglie i cui figli frequentano le scuole interessate dalle chiusure invece hanno più volte criticato l’amministrazione comunale per non aver convocato assemblee pubbliche o altri momenti di confronto prima di ufficializzare la decisione.

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Le contraddizioni evidenziate

«Parametri obsoleti»: viene contestato l’uso del decreto ministeriale del 1975

Nell’interrogazione di Dori si leggono anche alcune delle contraddizioni tra le analisi tecniche del Comune e quanto rilevato invece dai consigli d’istituto: l’utilizzo di «parametri obsoleti», ovvero il decreto ministeriale del 1975 che costituisce effettivamente la base normativa di riferimento per l’organizzazione delle aule negli edifici scolastici, ma non è l’unica legge o regolamento a cui bisogna fare riferimento; la svalutazione di mense, laboratori e spazi per l’inclusione degli alunni con disabilità e la presenza, nelle scuole che verranno chiuse a settembre, di «interventi finanziati con fondi del Pnrr, che vincolano la destinazione d’uso scolastica degli immobili almeno fino al 2030 rendendo la demolizione potenzialmente configurabile come danno erariale e in contrasto con gli obiettivi di sostenibilità e rigenerazione educativa previsti dal Piano».

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Dori sottolinea poi le altre criticità emerse da settembre, ovvero dal momento in cui il Comune ha reso nota la volontà di chiudere la primaria Corridoni e quella di Ponte Chiasso, oltre ad attuare altre modifiche e accorpamenti di altre scuole in città. Parla delle sedi alternative indicate dal Comune per gli studenti della Corridoni sostenendo che presentino problematiche legate all’impossibilità di raggiungerle a piedi, alla distanza dall’attuale sede della scuola, all’assenza di mense e laboratori adeguati «con una riduzione complessiva della qualità educativa».

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Il tema dell’autosilo al servizio dello stadio

Ma fondamentalmente l’interrogazione parlamentare si concentra sulla «subalternità dell’interesse scolastico a favore di interessi urbanistici connessi allo stadio cittadino», tornando così al punto centrale della polemica sollevata dalle famiglie, ovvero il fatto che la scuola di via Sinigaglia verrà probabilmente sostituita da un autosilo. Alla luce di tutto questo, Dori chiede quindi ai ministri cosa pensano della procedura adottata dal Comune e se attiveranno verifiche sul tema, in particolare sul «rispetto dei vincoli di destinazione d’uso e di rendicontazione dei fondi Pnrr» per evitare che Palazzo Cernezzi incorra in un danno erariale «derivante dalla demolizione di edifici recentemente ristrutturati con fondi pubblici».

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