Il Comune conferma: chiuderemo cinque scuole a Como. Ma non dice quali

Istruzione L’assessore Roperto sentita in commissione: «Nascite in calo, costi dell’energia, edifici mal tenuti». Vozella (Svolta civica): «Ci direte tutto solo a giochi fatti»

Sulle scuole da chiudere il sindaco «non vuole sentire nomi», ma l’amministrazione comunale tira dritto e in tempi stretti intende razionalizzare almeno cinque plessi. Per la scelta i criteri sono i nuovi bambini nati, i costi energetici e le manutenzioni mai fatte.

L’assessore alle politiche educative Nicoletta Roperto ieri è stata ascoltata dalla terza commissione consiliare circa l’ipotesi, da lei stessa annunciata, di chiudere almeno cinque scuole a partire dal settembre del 2024. Roperto ha spiegato che «non caleremo decisioni dall’alto» che «un piano di razionalizzazione delle scuole richiede impegno», ma ha anche ribadito che «i sopralluoghi fatti dall’assessore ai lavori pubblici Maurizio Ciabattoni sui 41 plessi del Comune ci hanno mostrato un quadro abbastanza tragico».

Secondo Roperto le linee da seguire per individuare le scuole da sacrificare sono «il crollo demografico, nel 2009 in città nascevano 700 bambini all’anno, adesso siamo a 472, le proiezioni per il futuro non sono confortanti».

Come detto un’altra indicazione riguarda l’edilizia scolastica, secondo il vicesindaco «sono 18 anni che le manutenzioni non vengono fatte come si deve, noi entro il mandato faremo rispettare a tutte le scuole le normative antincendio». Sul punto in commissione è intervenuto anche il sindaco Alessandro Rapinese. «Non voglio più sentire parlare di una singola scuola da chiudere – ha detto il sindaco – quando ce ne sono una ventina che cadono a pezzi con possibili gravi conseguenze per i nostri bambini». Infine il terzo criterio, ha spiegato sempre Roperto, riguarda i costi energetici schizzati alle stelle in edifici che sono tutto tranne che efficienti.

Il vicesindaco ha chiesto di «non generare panico avanzando delle precise ipotesi, siamo solo alla fase progettuale, lasciateci lavorare». Anche sul centro unico di cottura da dare in gestione ai privati, già deliberato in giunta, secondo Roperto c’è ancora spazio per trattare. Tra il pubblico in commissione era presente un piccolo gruppo di cuoche del servizio mensa timorose di perdere il posto di lavoro.

«Il timore è che lasciarvi lavorare corrisponda a conoscere le scelte a giochi fatti. Serve dialogo anche per considerare altri criteri»

La scelta di chiudere almeno cinque scuole comunque scatta dal settembre del 2024. Per decidere quali plessi razionalizzare bisogna darne comunicazione alle direzioni scolastiche oltre che ai cittadini almeno un anno prima, in tempo per le iscrizioni scolastiche. Prima, a maggio, la Provincia chiede alle amministrazioni comunali un piano. Quindi entro i primi mesi dell’anno Palazzo Cernezzi deve chiudere il suo studio. Studio sul quale Roperto ha garantito dialogo, in particolare con i presidi delle scuole coinvolte.

«Il timore è che lasciarvi lavorare corrisponda a conoscere le scelte a giochi fatti – ha detto il consigliere di Svolta Civica Luca Vozella – Serve dialogo anche per considerare altri criteri. Per esempio se ci sono trasporti pubblici tra i vari quartieri, se le scuole che si vanno ad accorpare hanno abbastanza laboratori e aule, se per i plessi chiusi c’è una progettualità affinché non diventino luoghi morti».

«Così si creano scuole di serie A e di serie B – ha attaccato il consigliere del Pd Patrizia Lissi – dovevate scriverlo nel programma elettorale che chiudevate delle scuole. Il panico lo create voi annunciando scelte simili». Per Fratelli d’Italia il capogruppo Lorenzo Cantaluppi ha chiesto senza esito i primi dati sull’edilizia scolastica, sui bambini nati nei vari quartieri e sulle spese energetiche.

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