Il curatore fallimentare indagato. Voleva affidare il ristorante stellato al figlio

L’inchiesta Il commercialista accusato di turbativa d’asta pensava di fargli gestire il locale nell’ambito del fallimento che lui stesso doveva amministrare

Il ristorante stellato? «Mando giù mio figlio a gestirlo». Detta così, la frase suona neutra. Quasi innocua. Ma se a pronunciarla è un curatore fallimentare, ovvero un pubblico ufficiale nominato dal Tribunale per riuscire a recuperare più denaro possibile per i creditori della società travolta dal dissesto, e se il ristorante in questione fa parte dei beni di quel fallimento, il sapore della chiacchierata è già più inquietante.

Nell’indagine che ha portato alla sospensione del commercialista comasco Giuseppe Fasana da ogni incarico quale curatore fallimentare e, in generale, per coprire uffici pubblici in caso di crisi aziendali, emerge ora un retroscena legato ai progetti su I tigli in Theoria, il ristorante stella Michelin in centro città, a Como travolto suo malgrado nel fallimento delle società di Giovanni Maspero.

Il progetto sul ristorante

Era stato lo stesso Giovanni Maspero ad esternare agli inquirenti - i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como, coordinati dal pubblico ministero Antonia Pavan - i timori circa presunti tentativi da parte del curatore fallimentare di intromettersi nella gestione del ristorante. Dichiarazioni che avevano spinto la Procura ad aprire un filone d’indagine, che pur se - almeno allo stato - non risulta aver portato a galla eventuali reati, per il giudice che ha firmato il provvedimento cautelare di sospensione per il commercialista farebbe trasparire un modo di agire del curatore fallimentare comasco «incurante del rispetto delle regole di trasparenza».

I sospetti di Maspero, circa un interessamento personale del commercialista incaricato dal Tribunale di occuparsi del fallimento delle società dell’imprenditore, nella gestione del ristorante, avrebbero trovato conferma in alcune intercettazioni telefoniche a carico dello stesso Fasana. Che durante le conversazioni con il legale del fallimento, l’avvocato Carlo Bresciani (entrambi i professionisti sono indagati con l’ipotesi di reato di concorso in turbativa d’asta e interesse privato del curatore negli atti del fallimento), viene sentito chiaramente dire: «Quattro mesi il ristorante mando giù» il figlio «a curare... a controllate, tanto lo pago io», in quanto curatore fallimentare. E poi al telefono con il figlio: «Adesso mi dai una mano e partiamo con tutto. Tu sarai il mio braccio destro nel ristorante (...) Chiaramente non posso metterti, perché c’è un’incompatibilità, però devo nominare io...». E insomma, il curatore sa che mettere il figlio alla guida del ristorante stellato sarebbe quantomeno inopportuno - per non dire altro - ma nonostante questo l’idea si attiva, anche se poi il progetto non andrà in porto.

La turbativa d’asta

Ma il giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti, cita l’episodio per ricostruire l’intera gestione del fallimento Maspero nella sua completezza. E per arrivare a dire che sì, ci sono gravi indizi a sostegno dell’accusa di turbativa d’asta legata alla cessione di un redditizio ramo d’azienda della galassia della Giovanni Maspero & C. (ricordiamo che la società capogruppo è fallita con oltre cento milioni di euro di debiti erariali). Cessione che sarebbe avvenuta attraverso un accordo riservato tra il curatore fallimentare a una Spa di Milano, la Phonixa, che avrebbe favorito gli interessi di una società privata ai danni dei creditori, in primis lo Stato. Con una gestione «padronale» e «poco trasparente» di un fascicolo trattato per conto di un Tribunale.

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