Il diabete non ferma Matteo: affronta l’ultra trail di 120 chilometri in 25 ore

La storia Matteo Nicotra è atleta di Trail running nonostante il diabete di tipo 1. Il 35enne comasco si è allenato per un anno prima di affrontare la Lavaredo Ultra Trail

Il diabete di tipo 1 non è e non deve essere un limite all’attività sportiva. La conferma arriva da Matteo Nicotra, atleta di Trail running, che ha portato a termine la Lavaredo Ultra Trail, la 120 chilometri di Cortina. Un anno di preparazione per il comasco, 35 anni, che nel 2022 aveva partecipato per la prima volta alla manifestazione, una delle più importanti nel panorama nazionale, arrivando a percorrere 80 chilometri. Quest’anno, invece, ha percorso 120 chilometri in 25 ore. «Sono soddisfatto – racconta – era un anno che mi preparavo alla competizione e sono felice di aver centrato il mio obiettivo». A sostenerlo, come sempre, la sua famiglia.

Primi allenamenti in pandemia

La passione per il Trail running è piuttosto recente visto che i primi allenamenti sono iniziati poco dopo il primo lockdown, durante la pandemia da Covid 19. Recente, rispetto a molti altri pazienti con diabete di tipo 1 anche la diagnosi che è arrivata nel maggio del 2016 all’età di 28 anni. «Ho un fratello più piccolo a cui era già stato diagnosticato il diabete – racconta – e quando sono arrivati i sintomi mio padre mi ha subito detto che era il momento di misurare la glicemia e da lì a poco è arrivata la conferma che anche io avevo il diabete». Avere già un fratello con una diagnosi, spiega, è stato senza dubbio utile per sapere come affrontare la situazione. «E’ importante essere informati – prosegue –. Averlo scoperto a 28 anni, inoltre, è decisamente diverso rispetto a ricevere una diagnosi nel periodo dell’adolescenza».

La gestione dell’insulina

Matteo è seguito dal team di specialisti della Diabetologia della Casa di Comunità di via Napoleona. Grazie a un sensore che comunica in tempo reale i livelli di glicemia, anche durante l’allenamento, inoltre, la gestione dell’insulina è più semplice.

«Fin dalla diagnosi mi è stato detto – conferma – quanto l’attività fisica è importante per chi ha il diabete. Ma io, lo ammetto, ci ho messo un pochino a capirlo. Prima di andare a lavorare a Milano giocavo a calcio, poi ho smesso di fare sport perché non riuscivo a conciliare i tempi, ma è arrivato un momento in cui mi sono detto che era il momento di riprendere».

Lo sport e l’alimentazione, conferma Matteo, sono fondamentali per la gestione della glicemia. Da febbraio dello scorso anno l’atleta ha iniziato un percorso specifico con la dietista Raffaella Pozzoli, proprio per gestire al meglio la sua passione sportiva. «Ha cambiato completamente il mio approccio all’alimentazione e all’allenamento. I suoi consigli su come sfruttare al meglio la componente alimentare mi hanno aiutato moltissimo».

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