Il medico della Cri: «Nel centro migranti nessuna irregolarità»

Il caso I volontari contestano le accuse al comitato: «Non era sporco e non ho visto nulla di illegale». «Tanta solidarietà, teniamo conto che è un capannone»

Como

Al centro migranti contestati casi di ospiti in cattive condizioni di salute, ma secondo i volontari in via Oltrecolle l’ambiente non era malsano.

Tra i principali motivi che hanno portato al nuovo commissariamento del comitato della Croce Rossa di Como, ente che per due anni ha gestito il centro migranti allestito nella sede di Lipomo, ci sono le condizioni igienico sanitarie del campo d’accoglienza, giudicate dai vertici regionali e nazionali scarse e carenti, una volta effettuati dei sopralluoghi. La situazione, descritta come grave e poco dignitosa, comprende migranti che lamentavano disturbi di salute, malattie, di sicuro sono stati trattati per esempio dei casi di scabbia. Nei documenti inviati a Roma dalla Croce Rossa di Como si specifica però che la salute dei migranti non è mai stata compromessa e che le patologie riscontrate dal personale medico hanno interessato solo stranieri in arrivo in via Oltrecolle, mai in uscita. Dai documenti emerge anche che nel centro sono stati ospitati dei minori, persone considerate fragili che dovrebbero essere accolte in luoghi ad hoc. Contestati anche dei mancati trasferimenti in altri centri d’accoglienza.

«Incitavano a pulire»

Ma diversi volontari che hanno prestato il loro servizio a Lipomo non giudicano quel luogo tanto disastroso. «No, a me non sembrava un centro malsano – spiega il dottor Antonio Melotto, medico comasco a lungo volontario in Africa – Non era certo un hotel a cinque stelle, ma non ho mai ravvisato situazioni al limite dell’illegalità. Non mi pareva un posto sporco. È vero che i soccorritori motivavano gli ospiti a pulire, un fatto che non mi è sembrato negativo. Io ho visitato i neoarrivati fino a giugno, poi da luglio è subentrato il comitato nazionale nella gestione diretta del centro d’accoglienza. E dunque è arrivata una collega, un altro medico. Sono passato a salutare il mese scorso e le cose mi sono sembrate di fatto uguali a prima».

Simile la versione data da alcuni volontari impiegati al centro. Secondo queste persone il campo comasco è normale, anche rispetto ad altri centri d’accoglienza italiani. «Certo le regole da rispettare sulla carta sono molte – spiega un operatore che chiede di restare anonimo – ma considerando che di fatto il centro ha sede in una sorta di grande garage non mi pare che sia tanto male, è anzi un luogo che ha offerto tanta solidarietà».

Migliaia di persone

Dal centro, raccontano, sono passate dalla metà del 2023 qualche migliaio di persone, mai meno di 60, 70 presenze ogni giorno, con picchi sopra ai cento ospiti. A finanziare il centro i fondi statali riconosciuti dall’accordo con la Prefettura, la Croce Rossa incassava nell’ordine dei 60mila, anche 70mila euro al mese in base al numero degli ospiti transitati. Il centro, con un turn over medio pari a quindici giorni, è di primissima accoglienza, superate le procedure di ingresso i migranti venivano e vengono spostati in altri campi a più lunga permanenza.

Da luglio la gestione spetta alla Croce Rossa nazionale, la direzione è passata in mano al centro d’accoglienza di Bresso, alle porte di Milano.

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