Il Politeama oggi: viaggio nel teatro chiuso da 18 anni. Qui le foto

Il reportage Il 16 giugno del 2005 l’ultima proiezione. Dal palco alla platea: la polvere ha cristallizzato il tempo

Entrare nel cuore dello storico cineteatro Politeama, incastonato tra via Cavallotti e piazza Cacciatori delle Alpi,è come fare un viaggio indietro nel tempo.

L’ingresso (attuale) porta a quello che in realtà è il sotto palco, sostenuto da una struttura in legno che ha tutto il peso degli anni e che, per questo, è meglio guardare a distanza. Ma da lì si accede a una serie di scale, cunicoli bui che si aprono su corridoi dove una volta c’era la foresteria che ospitava le compagnie teatrali (alle pareti c’è ancora la carta da parati con motivi floreali). Di arredi non ce ne sono più, tranne qualche specchio, alcune poltrone e, in una stanza, sono accatastate vecchie porte. Le lampade, storiche e particolari, sono tutte ai loro posti, ma ovviamente sono spente. La corrente è staccata e ad illuminare gli spazi ci pensa il sole o, in alternativa, nelle zone più nascoste, le torce dei cellulari.

Scale e finestre da cui il sole illumina il teatro

Le finestre del primo piano sono di diverso tipo: tonde, a lunetta (come il Duomo) e rettangolari. Da una scala in cemento si sale in alto e la vista si apre esattamente sopra al palcoscenico: si vede bene la struttura che teneva le quinte, ma anche le scenografie e dove, negli anni del cinema, venivano proiettati i film. Le pareti sono solide. Sul muro più esterno campeggia la scritta a caratteri cubitali “Non fumare”.

Monito indispensabile, nei tempi in cui su quel palco andavano in scena spettacoli che un mozzicone di sigaretta avrebbe potuto mandare letteralmente in fumo. In un angolo, a terra, una locandina di “Big Fish” di Tim Burton. La pellicola è del 2003 ma il cinema avrebbe resistito ancora un paio d’anni, fino all’estate del 2005 nonostante i gestori avessero un contratto fino alla fine del 2006. Il 16 giugno del 2005 si accese per l’ultima volta il proiettore. Davano, alle 20.30 e alle 22.30 “Being Julia” (“La diva Giulia”) che aveva nel cast anche Jeremy Irons. Protagonista una diva del cinema nella Londra degli anni Trenta. Quel proiettore Cinemeccanica è ancora conservato all’interno del Politeama. Testimone inconsapevole di un’altra storia, mai finita sul grande schermo: quella dell’abbandono del “suo” teatro.

L’annunciata apertura dei multisala di Camerlata e Montano Lucino portò infatti alla non riapertura dopo la pausa estiva. E così il progresso e i cinema del futuro si inghiottirono 95 anni in un attimo.

Sguardo, cuore e ricordi del cinema

Ad aprire lo sguardo e il cuore di quel che rimane oggi del cinema, è il salone cristallizzato negli ultimi diciotto anni. Le poltroncine in velluto rosso sono state sempre lì forse in attesa di qualche spettatore. Si alzano nuvole di polvere, ma anche al di là degli strati del tempo viene facile immaginare quello che era e quello che potrebbe tornare ad essere. Un gioiello nel cuore della città. Con le lampade bianche al loro posto, le balconate e, nella parte più alta, i posti in legno delle gradinate. Decisamente ben diversi da quelli, comodi, in platea, ma con altrettanto fascino portato dalla storia. A piano terra ci sono ancora la biglietteria, ma anche i locali vuoti di quello che fu il bar e, poco distante la pizzeria. È lì la fine del viaggio che riporta a galla i ricordi di tanti comaschi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA