Il primo voto dei giovani elettori, tra curiosità e dubbi

I neo maggiorenni Ai seggi anche tanti giovanissimi comaschi: qualche timore e idee non sempre chiare. «Qui per decidere il nostro futuro, anche se non è facile trovare un partito al quale accordare piena fiducia»

Il mondo è loro, o almeno dovrebbe esserlo il prima possibile. Già con l’avvento dei social e del digitale, hanno messo in soffitta buona parte degli adulti. Ora però il passo da compiere è quello più difficile, prendere in mano le redini del Paese, passando inevitabilmente da una politica che è ancora troppo vecchia, nei nomi e nei riferimenti. La porta di ingresso a questo nuovo mondo sono le elezioni, il primo abbraccio con l’urna, la matita e la croce da mettere sulla scheda. Perché tutto, in fondo, parte da qui.

Paura di sbagliare

Ieri, come per ogni elezione, c’è chi per la prima volta ha varcato la soglia di un seggio. Ragazzi diciottenni, che hanno potuto scegliere non solo per la Camera ma anche, per la prima volta, per il Senato (non era mai successo prima). A Como poi, con le recenti elezioni per il sindaco, trovare chi fosse davvero alla prima volta era ancora più complicato. Tra questi c’è Francesca Biondi, 18 anni lo scorso mese di agosto: «È andata bene – ci dice –. A scuola ci avevano preparato spiegando come si vota, quali erano le scelte, i vari orientamenti. Dentro la cabina avevo però un po’ di paura di sbagliare... Mi sono preparata e informata, ho le mie idee e ho dovuto trovare un compromesso».

Francesco Santucci, con gli amici degli scout, ha addirittura creato una chat whatsapp per parlare di politica e confrontarsi: «Non litighiamo per la politica ma ci scambiano spunti e fonti per poi informarci al meglio. È stata la mia prima volta e volevo essere pronto. Credo in quella croce che vado a mettere sulla scheda. Ho trovato un partito che mi rappresentava più di altri ma tocco con mano il fatto che alcuni temi proprio non entrano nell’agenda politica, e tra questi soprattutto quello ambientale».

Primo voto anche per Davide Balestrini, 18 anni di Como: «Spesso alla nostra età la politica non la sentiamo vicina, non abbiamo le bollette e le tasse da pagare. Ma anche quando non te ne rendi conto la politica impatta sulla vita, quindi è nostro dovere capire i personaggi che la compongono, i loro programmi e cosa di loro ci rappresenta. Abbiamo un potere, usiamolo. Non è vero che non si possono cambiare le cose. La politica è uno scambio di idee, non dobbiamo essere sempre negativi, dobbiamo invece pensare a trovare soluzioni». Pessimismo che viene sottolineato anche da Martina Biondi: «Non ci sentiamo rappresentati da politici molto più grandi di noi, servirebbe qualcuno più vicino alle nostre idee. Per questo voto ne abbiamo parlato, ma mi piacerebbe che se ne potesse discutere di più anche a scuola. Prima di votare, in questi mesi, ho cercato di informarmi».

Federico Pini ha raggiunto via Fiume per mettere la sua prima croce su una scheda elettorale: «Ho percepito l’importanza di questo passaggio, del poter decidere per il mio futuro. Ho fatto fatica a trovare a chi dar fiducia, noi giovani non siamo rappresentati dalla politica. Qualcuno fa qualche slogan, sembrano essere un po’ più vicini, ma poi bisogna vedere nei fatti». Emma Ronchetti, 19 anni, aveva già votato per il sindaco ma era la prima volta alle politiche: «Non me ne intendo molto di politica, mi sono informata in queste settimane. Questo è il mio Paese e voglio sapere cosa succede e chi mi rappresenta. I giovani hanno il futuro in mano, non importa per chi votano ma l’importante è che votino».

Il futuro del Paese

Filippo Cavadini, 19 anni, ha votato in via Giussani ma aveva in precedenza anche aiutato a montare i seggi a Ponte Chiasso e Tavernola: «Non ho trovato un partito che mi rappresenti al cento per cento, è un mondo che sento abbastanza lontano. Ne avevo parlato con conoscenti e anche con amici, ognuno con le proprie idee, alla fine ho scelto, credo come molti, quello che ritengo il meno peggio».

Anche Giuditta Catozzi ha 19 anni ed era al suo primo voto: «Ero emozionata perché per la prima volta ho votato per decidere, in parte, il futuro del nostro Paese. Mi ha colpito vedere al seggio più persone anziane e adulte rispetto a quelle giovani. Però me lo aspettavo perché, parlando con i miei amici, molti avevano detto che non sarebbero andati a votare con la motivazione di non essere abbastanza informati per esprimere la propria preferenza. Ma questa è una motivazione per me non valida perché, con i mezzi che abbiamo oggi, è impossibile non riuscire a informarsi». Per sua sorella, Martina Catozzi, di 22 anni invece votare è stata un’emozione, come cittadina e come donna: «Penso a quanto le donne che mi hanno preceduto abbiano dovuto lottare per conquistare questo diritto di espressione. Tanti giovani purtroppo sono però sfiduciati e delusi e pensano che, anche votando, le cose non cambierebbero. Invece per me non è così, i giovani sono il futuro, quindi è molto importante che vengano sensibilizzati per scegliere il loro domani. Ho incontrato fuori dal seggio una signora di 90 anni che mi ha detto che era contenta di vedere una ragazza votare perché lei non aveva potuto farlo alla mia età».

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