Il prof dell’Insubria e la tv russa
«Collaboravo, ora dico basta»

Paolo Bernardini era uno degli esperti nel team dell’emittente finanzia dal Cremlino: «Impossibile proseguire, dopo l’invasione dell’Ucraina»

Como

«Ho posto fine alla mia collaborazione con “RT tv”, che andava avanti da diversi anni, come mia risposta all’invasione dell’Ucraina». A scriverlo è il professore dell’Insubria Paolo Luca Bernardini , in un messaggio inviato all’ateneo e a Nicoletta Sabatini , direttrice del dipartimento comasco di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio.

Per tre anni a capo proprio del Disuit, il docente ora è ad Amburgo per un periodo di attività scientifiche e ricerche all’Istituto di studi avanzati di Amburgo. La decisione di recidere il rapporto con il canale televisivo russo, finanziato direttamente dal Governo di Mosca, è maturata il giorno dopo l’invasione.

«Ho comunicato la mia scelta anche alla rete russa – spiega al telefono – collaboravo con loro da tempo perché guardavo con interesse al sistema federale, alle politiche fiscali ed economiche prese dalla Russia di Putin. Ovviamente, tutto viene meno di fronte a una violazione così palese dei diritti umani». Il canale, conosciuto col suo primo nome “Russia Today”, è una televisione satellitare diffusa a livello mondiale, la prima fra i canali russi. Opera in inglese, spagnolo, arabo, tedesco e francese. Ha sedi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove produce anche notiziari locali, con circa 2000 dipendenti.

È finanziata direttamente dal Cremlino tramite l’agenzia statale Ria Novosti. Ufficialmente si propone di fornire «informazioni equilibrate sulla Russia all’Occidente», ma è accusata di propagare disinformazione pro Putin. Tanto che è stata bloccata in Ucraina nel 2014 dopo l’annessione russa della Crimea, e a seguire, nel 2020, Lettonia e Lituania hanno fatto lo stesso. L’ultima in ordine di tempo è la Germania che, a febbraio, ha scelto di stoppare il canale tedesco. Ma, a seguito dello scoppio del conflitto, il Consiglio europeo ha deciso di sospendere da oggi in tutta Europa «i siti di disinformazione Russia Today e Sputnik, del Cremlino».

Il docente lariano prendeva soprattutto la parola per commenti sull’Unione Europea, sulle politiche migratorie, sul Green pass e sull’identità dell’Europa. «Non ho mai parlato di argomenti bellici – spiega Bernardini – i miei erano interventi sulla politica in generale. Censura? No, devo dire la verità, non ho mai avuto questo tipo di problemi. I miei commenti erano in lingua inglese: ho espresso anche alcune critiche contro Putin e sono sempre stato trasmesso».

La decisione di sospendere il rapporto è arrivata subito dopo l’intervento militare: «Quando si entra così a gamba tesa nella storia – conclude Bernardini – non si può fare finta di nulla. Quando si viola il diritto delle nazioni in modo così radicale, si entra in una logica di guerra e ci si sottrae dal consesso civile, bisogna fare qualcosa. E nel mio piccolo ho scelto di non collaborare più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA