Ilaria Salis protagonista di un corteo no global a Como nel 2009: fu processata (e assolta) per i disordini

I fatti L’attivista brianzola a processo in Ungheria diventa un affare internazionale. La protesta a Ponte Chiasso 14 anni fa in occasione per il G8 dell’Aquila

Le immagini di Ilaria Salis, 39 anni di Monza, detenuta in carcere a Budapest (Ungheria) in quanto sospettata di una aggressione a due militanti di estrema destra, frame che la ritraggono con braccia e caviglie incatenate, hanno fatto il giro d’Italia suscitando sdegno. Uno stato di umiliazione che si scontra con il rispetto che deve essere mantenuto anche per chi è detenuto.

Il Governo se ne sta occupando, dopo tra l’altro che – si è appreso – la detenzione prosegue da febbraio quando l’attivista lombarda fu fermata, a bordo di un taxi, mentre rientrava da una manifestazione antifascista contro un raduno di militanti neonazisti.

Gli scontri per il G8

Nelle scorse ore è emerso che la stessa Salis, l’11 luglio 2009, era stata protagonista anche di una manifestazione di cui si era molto discusso e che era avvenuta alla dogana di Ponte Chiasso. Vicenda che l’aveva portata a processo assieme ad altri 11 imputati. La Salis ne era uscita pulita, senza condanne, mentre a venire condannati erano stati altri quattro attivisti. I fatti comaschi avvennero come detto nel luglio 2009 quando, in corrispondenza della riunione del G8 che si teneva in quei giorni a L’Aquila, alcuni ragazzi - una quarantina - provenienti in buona parte dal Canton Ticino, ma anche dal Comasco e da Milano, si erano fermati a piedi davanti alla dogana di Ponte Chiasso, creando una vera e propria barriera umana su via Bellinzona che aveva, di fatto, bloccato l’entrata e l’uscita dalla Svizzera sia delle persone sia delle auto.

Un tappo che aveva creato non pochi problemi di circolazione da una parte all’altra del Confine. Tra i presenti, secondo l’accusa, anche la Salis. I manifestanti erano poi risaliti dalla dogana lungo via Bellinzona. A quel punto il gruppo aveva incontrato la polizia, quando ormai era arrivato a Monte Olimpino, alla rotonda della strada che conduce verso Sagnino. Gli agenti avevano cercato di spostare il gruppo fuori dalla sede stradale, per cercare di liberare il traffico ormai al collasso, ed era stato in quel momento che erano iniziati gli spintoni ed erano spuntati fuori anche bastoni. La polizia aveva dovuto caricare i manifestanti nel tentativo di liberare la strada.

La situazione attuale

La Digos alla fine aveva identificato almeno una quarantina di manifestanti, 11 dei quali finiti a processo ma solo quattro condannati. Tra questi non la Salis che ne era uscita senza conseguenze. Le accuse erano state di resistenza mentre fu prescritto il reato di porto abusivo di oggetti atti a offendere.

A molti anni da quei fatti, l’attivista brianzola è tornata alla ribalta delle cronache dopo l’arresto avvenuti a Budapest mesi fa, a febbraio, ma diventato noto solo negli ultimi giorni. Impressionanti le immagini che la ritraggono in catene. La procura magiara aveva parlato all’inizio di quattro aggressioni, ma su due erano emerse incongruenze rispetto a quanto sostenuto dall’accusa visto che la Salis non era ancora arrivata in Ungheria. Sulle altre due ci sarebbe un video che però non la identifica in modo chiaro. La donna è però in cella da mesi, con aggressioni ai neonazisti definite molto gravi ma che non avrebbero portato ad alcuna denuncia, con lesioni giudicate guaribili in 7 giorni.

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