Incendio piazza Duomo, il clochard sarà sepolto senza nome

La tragedia Non hanno dato alcun esito le ricerche di una possibile figlia residente in Francia. Via libera ai funerali

La speranza era racchiusa nella ricerca di una figlia che pareva residente in Francia, per cui la squadra Mobile aveva chiesto anche l’interessamento dell’Interpol. Dopo mesi di ricerche, tuttavia, di quella donna non c’è traccia e le speranze di identificare con certezza il clochard trovato morto ustionato nelle scale del retro di un palazzo di piazza Duomo (andato in fumo lo scorso 26 settembre) sono ormai quasi nulle. La procura di Como, per volere del pubblico ministero Antonia Pavan, firmerà dunque in queste ore il nulla osta per il funerale che, ad oggi, non era ancora stato effettuato proprio in attesa di individuare la figlia della vittima, comunicarle la notizia e poi poter comparare anche il Dna per dare una attribuzione certa al corpo rinvenuto senza vita.

Mesi di verifiche

Le ustioni, infatti, non avevano reso possibile estrarre delle impronte digitali e l’unica speranza era appunto riposta nella comparazione del Dna con quello della figlia. Le esequie, che ora potranno essere celebrate, dovrebbero essere in carico del Comune di Como. L’uomo verrà seppellito come persona non nota, anche se c’è la quasi assoluta certezza che quella salma sia di un clochard francese, Christian Albert Gervais, 78 anni, che da giorni, prima di quella drammatica alba di settembre, passava le giornate a Como, in centro, e che da quell’incendio non era più stato visto in circolazione.

La procura ha incaricato anche la scientifica per l’inserimento del Dna nelle banche dati dove rimarrà per una eventuale comparazione futura. Nella speranza, prima o poi, di poter dare un nome certo alla vittima dell’incendio del 26 settembre.

Le fiamme si erano sviluppate nella rampa delle scale del retro di un palazzo. L’autopsia effettuata sul corpo aveva confermato la morte come successiva all’aver inalato i fumi dell’incendio, quindi con il clochard ancora vivo al momento in cui le fiamme divamparono. Tracce dell’uomo erano state cercate anche negli ospedali, visto che la vittima aveva una protesi ad una gamba. Di certo quell’uomo non era mai stato arrestato e non aveva precedenti penali nella nostra Penisola. Inoltre, non era noto nemmeno alla rete di assistenza che si muove in città, non era nelle carte della Caritas e di chi si occupa di grave marginalità, ma non era nemmeno in quelle dei Servizi sociali del Comune di Como. Per tutti questi motivi, dopo aver ottenuto il Dna, si era seguita la pista internazionale di quella figlia in Francia che tuttavia non è mai stata ritrovata. Con il nulla osta per il funerale si avvia anche a chiusura il fascicolo che era stato aperto e che è sempre rimasto a carico di ignoti.

Il fuoco dalla rampa delle scale

Il fuoco che aveva ucciso il clochard si era sviluppato dall’interno della rampa delle scale posizionata nel cortiletto su retro del palazzo. Un incendio non divampato all’improvviso, ma lentamente, forse addirittura in mezz’ora prima di diventare visibile e devastante. Un rogo principalmente di carta e cartone, deducibile dal fumo bianco che si era levato nel cielo di Como, e non dunque di pneumatici o polistirolo, più nocivi ma che avrebbero mostrato colonne di fumo nero. Il punto di innesco era stato nel pianerottolo al piano terra, vicino a dove era stato poi rinvenuto il corpo senza vita della vittima. Le indagini erano state effettuate dalla Mobile e dai vigili del fuoco con il Nucleo Investigativo Anticendi.

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