Sotto inchiesta il medico che aveva in cura una minore che ha tentato il gesto estremo

Il caso Specialista di Asst Lariana accusata di lesioni colpose per non aver previsto l’evento. L’ospedale: «Innocente fino a sentenza». L’avvocato: «Chiariremo con il pubblico ministero»

Como

Aveva cercato di togliersi la vita, lanciandosi dal balcone di casa in un palazzo del centro. Si era salvata, ma riportando danni permanenti. Per quel tentativo di suicidio, ora, la Procura di Como, al termine delle indagini preliminari, ha deciso di formalizzare l’accusa di lesioni gravi a carico del medico specialista che aveva in cura la vittima, una ragazzina che all’epoca dei fatti non aveva ancora 14 anni. Secondo l’accusa la specialista avrebbe compiuto, con il suo operato, una serie di omissioni che avrebbero poi portato a non impedire quel tragico evento tragico. Il fatto risale al gennaio del 2024. La ragazzina era finita in ospedale riportando lesioni personali giudicate guaribili in un periodo di tempo non inferiore agli otto mesi, con danni permanenti alla deambulazione.

Con l’accusa relativa alla responsabilità colposa per lesioni personali in ambito sanitario, la Procura lariana ha chiuso le indagini a carico di un medico specialista di 67 anni di Como, dipendente dell’Asst Lariana. Una colpa, secondo quanto ricostruito dal pm Antonio Nalesso, consistente nel non essersi attenuto alle linee guida e a quelle che avrebbero dovuto essere le pratiche della comunità scientifica nel gestire una minore che già aveva manifestato segni meritevoli di attenzione. Tra questi, solo poche settimane prima il fatto, anche un tentativo di lanciarsi da un’auto in corsa che i genitori avevano poi immediatamente riportato al medico.

Il dolore dei genitori

Il fascicolo racchiude una storia in cui non è minimamente percepibile lo strazio dei genitori, che avevano però – dopo lo shock iniziale – denunciato l’accaduto alla Procura di Como per chiedere di verificare se ci fossero responsabilità in quel susseguirsi di eventi. E il pm, appresa la segnalazione e considerata appunto la complessità della vicenda, aveva affidato l’incarico ad un proprio consulente per una relazione e una valutazione su quanto avvenuto. L’epilogo di questa attività ha poi portato, in queste ore, alla chiusura del fascicolo di indagine con la contestazione messa nero su bianco alla dipendente dell’Asst Lariana. Ora la difesa avrà tre settimane di tempo per controdedurre, fornendo la propria versione di quanto accaduto per convincere il pm a non proseguire con il fascicolo. La famiglia, dal canto suo, ha tenuto a sottolineare come la denuncia sia a «tutela di tutti i giovani in cura», invitando ad una «grandissima riflessione sul tema della cura e della tutela dei bambini adolescenti» con l’obiettivo che «quello che è successo non debba ripetersi».

La difesa

Secondo la procura il medico non avrebbe effettuato una raccolta anamnestica completa della minore e della famiglia, non avrebbe monitorato le crescenti «acuzie» segnalate e avrebbe prescritto farmaci con rischio di effetti avversi senza però monitorarne gli sviluppi.

Ieri è arrivata una breve replica dell’Asst Lariana che attraverso l’ufficio stampa ha commentato: «La magistratura è chiamata a valutare i fatti e attendiamo pertanto gli sviluppi. È bene ricordare che fino a sentenza definitiva si è innocenti».

«La mia assistita avrà la possibilità di chiarire con il pm quanto prima – ha aggiunto l’avvocato Claudio Bocchietti – È convinta di aver fatto tutto quello che poteva».

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