Insulti dal sindaco in venti consigli: Nessi definito «impostore e truffatore»

Battaglia legale L’ex magistrato chiede i danni a Rapinese: 35mila euro di risarcimento. Dal 2019 l’attuale primo cittadino attacca in aula e sui social il consigliere. Scatta la denuncia

Como

Ha cominciato nel 2019 definendolo un falsario. Poi è stata tutta un’escalation. Dapprima «impostore», quindi «taroccatore» non prima di averlo bollato come «plagiatore» e «falsificatore». Per chiudere con un veemente «truffatore». Il tutto senza contare quando in consiglio ha fatto il gesto delle manette o quando ha parlato di «delinquenti e falsare» facendo riferimento alla lista del suo avversario.

Per comprendere i motivi per i quali il consigliere comunale di opposizione Vittorio Nessi ha denunciato il sindaco di Como Alessandro Rapinese, chiedendo 35mila euro di danni (che saranno donati tutti a don Giusto Della Valle) bisogna sfogliare gli ultimi sei anni di verbali del consiglio comunale. O consultare i canali social del primo cittadino.

La denuncia

A svelare l’esistenza della richiesta di risarcimento danni, presentata in sede civile, è stato lo stesso sindaco in consiglio comunale. Dal canto suo Nessi si è limitato a confermare specificando che «parleranno le carte», ma non intende fornire ulteriori particolari sulla battaglia legale. Ma commenta: «Il signor Alessandro Rapinese utilizza da oltre sei anni nei miei confronti epiteti infamanti sia in consiglio comunale sia sui propri canali social. Il tutto al di fuori di qualsiasi pertinenza con l’oggetto dei temi politici in discussione. Tale aggressione verbale è ancora in atto, senza alcun giustificato motivo che non sia la volontà di offendere. Di questo dovrà rispondere». È chiaro che la vicenda non si riferisce a un singolo episodio o a qualche sporadico affondo più o meno “scomposto”, bensì a quello che - evidentemente - è stato letta come un attacco personale, quando non una campagna denigratoria.

Sotto la lente poco meno di una ventina di esternazioni avvenute nel corso dei consigli comunali, oltre a post sui social e interviste e passaggi durante pubblici dibattiti.

L’inizio della guerra

Pietra dello scandalo l’apposizione di due firme su altrettante mozioni da parte di Nessi anche a nome di Barbara Minghetti e Maurizio Traglio. Una vicenda che Rapinese aveva portato all’attenzione della Procura e che si è chiusa con l’archiviazione da parte del giudice il quale ha accertato l’inoffensività del fatto.

E nonostante Nessi non sia mai stato messo sotto accusa e la vicenda si sia conclusa ancor prima di iniziare, da quel momento per Rapinese l’ex magistrato è diventato un falsario.

Persone vicine a Nessi parlano di una vera e propria persecuzione da parte dell’attuale sindaco. L’ultima puntata è andata in onda lo scorso aprile quando, dopo aver bollato il rivale come un «anziano» a cui essere costretti a portar rispetto per via dell’età, Rapinese ha definito le critiche politiche di Nessi «una rivalsa» iniziata «da quando ho cuccato le sue firme false». E se a metà aprile si è consumato l’ultimo episodio, l’inizio degli affondi personali è datato 2019.

Già l’anno successivo l’allora consiglio comunale, con interventi bipartisan, prese le distanze da Rapinese per aver definito Nessi come «un truffatore». I consiglieri parlarono di «violenza verbale imbarazzante», di «superamento del limite della civile convivenza politica», di «insulti e aggressioni gratuite».

La parola ora passa al Tribunale.

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