Intervista a Suwarso: «Stadio, entro aprile il progetto al sindaco, un anno per farlo»

Calcio Como Mirwan Suwarso, manager del Calcio Como: «La serie A? La domanda non è “se” ma “quando”: saremo pronti»

Non c’era giorno più adatto di questo, per intervistare Mirwan Suwarso, manager indonesiano, capo assoluto del progetto Calcio Como.

Con la squadra salita lunedì al secondo posto della classifica di serie B (cosa che, lo ricordiamo per i meno esperti, significa promozione diretta in serie A), e una tifoseria in ebollizione, che sogna da una parte e si interroga sul futuro dello stadio dall’altra. Suwarso, dopo tre mesi di assenza, è tornato a Como lunedì per assistere a Como-Sudtirol, per poi fermarsi in città per importanti appuntamenti inerenti allo sviluppo del progetto Como. Sia dal punto di vista calcistico che da quello commerciale. Avrebbe dovuto ripartire domani, invece si tratterrà sino al 15.

Significa, dunque, che bolle parecchia roba in pentola. A partire dallo stadio.

Mr. Suwarso, a che punto siamo con il progetto Sinigaglia?

Il progetto messo a punto dalle aziende specializzate cui abbiamo affidato lo studio, è arrivato sul tavolo della proprietà. Manca il passaggio, formale ma fondamentale, delle firme. Dopo di che, una volta approvato il progetto dalla famiglia Hartono, saremo pronti per presentarlo al sindaco Rapinese.

Più o meno quando avverrà questo passaggio?

Credo che per la fine del mese potremmo essere pronti per presentarci negli uffici del Comune.

Secondo una prima ipotesi, si era parlato di fine di dicembre. A cosa è stato dovuto questo ritardo?

Cose normali, per mettere a punto un progetto di questa complessità. I primi progetti contemplavano una importante area conferenziera, ma non c’erano sufficienti aree dedicate alla città. Il progetto è stato rivisto e adesso è pronto.

Precisamente di cosa si tratta?

Quegli aspetti che porteranno l’impianto ad essere non solo un esercizio attivo per le partite del Como, ma un elemento integrato alla vita della città sette giorni su sette, con ristoranti, palestre, spa, centro commerciale eccetera.

La definizione delle aree e della sostenibilità delle stesse non è uno scherzo. È stato un lavoro dettagliato, fatto con professionisti del settore. E adesso siamo quasi pronti.

Quanto ci vorrà a costruirlo?

Dall’inizio dei lavori, secondo me potremmo farcela in un anno di lavoro. Al netto delle lungaggini legate a permessi, eccetera.

Appunto. L’Italia è famosa per rendere queste situazioni sempre molto complicate e difficili. Bologna, Firenze, Roma, la stessa Milano si sono scontrate con un muro di gomma. Siete pronti psicologicamente?

Non posso iniziare un progetto avendo paura di qualcosa. Quando sarà il momento, affronteremo il percorso, e ci atterremo alle regole.

Quando sarà pronto il progetto, lo condividerete con la città?

Certo. È un progetto per la città intera, non solo per la squadra. Dunque da condividere senza segreti.

Nel frattempo il Como è secondo in classifica. Dunque l’ipotesi che possa andare in serie A già quest’anno è concreta. E lo stadio sarà ancora lontano dall’arrivare. Avete un piano B?

Certo che abbiamo un piano B. Se andremo in serie A, lavoreremo sul Sinigaglia per renderlo idoneo alla massima serie. Certo, dovendo poi radere al suolo tutto per costruire un nuovo impianto, non abbiamo certo in programma di spendere 3-4 milioni per sistemarlo. Non siamo qui per buttare via i soldi. Ma credo che si potrà adeguarlo brillantemente e anche in tempi brevi.

In tutti e due i casi, il Como giocherà in casa anche durante i lavori?

L’obiettivo è quello, come successo per altre squadre. Poi, potrà capitare che magari una partita debba essere giocata altrove. Ma l’obiettivo è quello di procedere a pezzi, e consentire alla squadra di giocare sempre a Como.

Si dice che, in caso di trasloco momentaneo, anche solo per una partita, vi piacerebbe fare il botto: Juventus Stadium?

No, troppo lontano... Meglio San Siro... (ride di gusto, ndr). Ma difficile, perché ci giocano due squadre... Perché non Lugano? A parte gli scherzi, non ci abbiamo ancora pensato. L’obiettivo è rimanere qui.

Lei è stato allo stadio, lunedì. Ne ha tratto l’entusiasmo dilagante?

Posso dire che quando arrivammo qui, ormai cinque ani fa, la città era molto meno azzurra di adesso. Dunque è molto bello vedere la gente che va allo stadio con la maglia del Como, oppure vedere richiami alla squadra in giro per la città. Di questo siamo felici. Sì, lunedì è stato bello.

Ma lei, personalmente, al di là delle pianificazioni, alla serie A subito ci crede?

Io sono un businessman. Dunque valuto le cose più in merito all’andamento del business, che non alle cose sul campo. Non parlo di calcio, dal punto di vista tecnico. E, inoltre (altra risata fragorosa, ndr) ho deciso di... non emozionarmi. Perché l’emozione è più faticosa e magari non ti fa leggere le cose con lucidità. Cerco di stare lontano dalle emozioni, anche se non è facile perché questa avventura è molto coinvolgente. Comunque, per rispondere alla domanda, direi che la nostra filosofia è pianificare non “se” la squadra andrà in A, ma “quando”.

Qui in via Masia, dove stiamo chiacchierando, c’è la sede dell’anima commerciale del Como, quella che riguarda il brand, i negozi, eccetera. Come possiamo quantificare lo sviluppo delle due aree?

Il progetto sportivo si è sviluppato del 40%, quello commerciale del 20%. Adesso la fase delle idee è finita: passiamo alla realizzazione delle stesse. Comunque, quando siamo arrivati il ricavato del merchandising era più o meno di 100mila euro, un anno fa siamo arrivati a 1 milione e trecentomila euro, adesso siamo vicini a quattro milioni. Qualcosa in questo settore è stato fatto.

Cosa ci dice del centro di Mozzate?

Il nostro progetto iniziale avrebbe visto la prima squadra e l’Academy allenarsi fianco a fianco. Purtroppo il piano di sviluppo sugli spazi del centro si è dovuto fermare. Dunque Mozzate sarà un gioiello, che miglioreremo ancora, solo per la prima squadra, mentre cercheremo altri terreni per un centro dedicato alle giovanili.

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