La badante accusa: «Mi ha violentato». Le telecamere in casa lo scagionano

L’udienza Ha denunciato anche di aver ricevuto minacce con una pistola, ritrovata in casa. Per fortuna l’uomo riprendeva gli anziani genitori per sicurezza e dimostrato la sua innocenza

Quelle telecamere, pensate per fornire una sicurezza agli anziani genitori, alla fine si sono rivelate fondamentali per lui stesso. Che grazie a loro ha potuto dimostrare che le accuse mosse dalla badante che aveva assunto, e che lo accusava di aver abusato sessualmente di lei, erano assolutamente inventate. Il giudice delle udienze preliminari Carlo Cecchetti ha assolto con formula piena un sessantenne comasco dall’accusa di violenza sessuale. E ora la posizione della badante potrebbe cambiare: da presunta vittima ad accusata di calunnia.

La denuncia

Lei, l’accusatrice, 58 anni, italiana, non è che avesse un curriculum di affidabilità. Infatti, a suo carico, aveva già una precedente condanna per truffa. Ma, ovviamente, questo non significa per forza che quando si è presentata dai carabinieri per denunciare il suo datore di lavoro dovesse mentire. Anche perché aveva fornito almeno un motivo di riscontro, alle sue parole. Infatti tra le accuse mosse all’uomo, che l’aveva assunta per seguire gli anziani genitori, vi era anche quella di minacce aggravate. Lui avrebbe impugnato una pistola e le avrebbe detto che se avesse raccontato gli abusi, avrebbe usato l’arma. E in effetti, nella perquisizione dell’abitazione, una pistola è stata trovata: una scacciacani. Ma che, potenzialmente, poteva anche rendere credibile almeno in parte il racconto della donna.

Il fascicolo d’indagine, purtroppo, è rimasto congelato per oltre un anno. Senza che nulla venisse fatto. Soltanto un anno dopo l’uomo è stato convocato per essere interrogato. E anziché avvalersi della facoltà di non rispondere, lui ha deciso di difendersi e per farlo ha potuto giocare una carta clamorosa: le immagini delle telecamere installate in casa dei genitori.

Le immagini video

Fortunatamente i carabinieri, nella denuncia, avevano chiesto alla donna di essere precisa su tempi e circostanze delle presunte violenze. E così è stato facile riuscire a recuperare i video che si riferivano ai giorni nei quali, stando al racconto di lei, sarebbero avvenuti gli stupri. Ma non solo le immagini non hanno riscontrato scene di violenza - anche se, è chiaro, non tutta la casa era coperta dalle telecamere - ma, soprattutto, subito dopo i presunti fatti i video mostravano la donna assolutamente tranquilla anche nel rapportarsi con l’uomo che a suo dire l’aveva appena violentata. Immagini del tutto incompatibili, secondo il giudice, con il racconto di una condizione di vessazioni e violenze.

Anzi, in alcune occasioni le immagini avrebbero mostrato la donna tentare di fare delle avance all’uomo, che si è sempre sottratto a quei tentativi. Insomma, la Procura ha deciso di procedere comunque con la contestazione a carico del sessantenne comasco. Che è così comparso davanti al giudice. Il suo avvocato, Tiziana Bettega, ha chiesto il rito abbreviato. E ha fatto bene, perché il giudice delle udienze preliminari non ha avuto alcun dubbio: accuse totalmente inventate. Assoluzione con formula piena.

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