La chimica, le foto e tanto jazz: il Volta saluta il mitico Edmondo

Il personaggio La pensione arriva dopo 34 anni. Oggi è anche presidente del “Como Lake Jazz club”

Per 34 anni è stato l’assistente tecnico del laboratorio di chimica del liceo Alessandro Volta, collaborando con due generazioni di professori e vedendo sfilare migliaia di allieve e allievi. Dal primo settembre Edmondo Canonico si gode la meritata pensione, dedicandosi a tempo pieno ai suoi grandi amori: il jazz e la fotografia.

Originario di Avellino, classe 1957, si è dedicato alla musica studiando oboe al Conservatorio della sua città, senza trascurare la chimica. E arrivato sul Lario per lavoro, dapprima a Lecco, poi a Merate - «Quando erano ancora in provincia di Como, all’inizio degli anni Ottanta» - e poi nel capoluogo, impiegandosi in quello che, allora, era un liceo classico e che, da tempo, ha aperto anche allo scientifico, intensificando, quindi, l’utilizzo del laboratorio.

La passione per la musica

«Sono stato al Volta per tre anni, poi c’è stata una pausa di un anno al Setificio, ma poi sono tornato in via Cantù, dove sono rimasto fino alla fine dello scorso anno scolastico». A Como ha proseguito anche gli studi musicali, mentre la passione per il jazz era arrivata «grazie a Paul McCandless, che suonava proprio l’oboe negli Oregon, una formazione storica. Non avrei mai immaginato che, dopo qualche anno, non solo lo avrei visto dal vivo, ma avrei contribuito a organizzare quel concerto». Fondamentale l’incontro con il Jazz Club: È stato grazie a Nicola Cioce e a Gianni Dolce, con cui è nata una amicizia che è diventata, nel tempo, anche una collaborazione professionale, che ho potuto assistere a tante esibizioni, impegnandomi, in seguito, a partecipare all’organizzazione».

Oggi Canonico è presidente del rinato “Como Lake jazz club”, che vede Dolci come vicepresidente, nel segno della continuità di un’associazione che, nel corso di più di quarant’anni, ha portato tanti grandi nomi a esibirsi qui: «Gli italiani più importanti praticamente tutti, da Rava a Trovesi, da Fresu a un giovanissimo Stefano Bollani, l’elenco è davvero lungo. Tra i nomi internazionali ricordo Mal Waldron, David S. Ware, in un magico concerto sulla scalinata della stazione di San Giovanni». E poi la fotografia: «Ho iniziato per necessità, perché non c’era una documentazione fotografica dei concerti, neppure nel preziosissimo archivio di Bruno Festorazzi, nostra memoria storica. Ora ho partecipato a un worksop alla Scala e spero di entrare nella scuola di fotografia di scena del teatro milanese”. La storia del Jazz Club diventerà presto un libro, mentre gli anni del Volta sono alle spalle. Canonico è anche responsabile provinciale di Acli Arte Spettacolo.

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