La Croce Rossa perde pure il Giro d’Italia, conti a rischio

Croce Rossa Il pasticcio della convenzione con Areu a San Fedele Intelvi e l’addio al ciclismo dopo ben 15 anni. Batosta da quasi mezzo milione di euro

Il Comitato di Como della Croce Rossa ora rischia davvero. Perché, in attesa della sentenza definitiva di omologazione del concordato per uscire dalla crisi in cui l’ha infilata l’ex commissario e presidente Matteo Fois, perde per strada convenzioni e servizi non solo di prestigio, come il Giro d’Italia e in generale i più grandi eventi di ciclismo italiani, ma pure importanti - ed è ciò che conta in questo momento storico - per il bilancio e per i conti.

Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia della sconfitta nella gara per i servizi 118 in Valle Intelvi. Un servizio che il Comitato di Como della Croce Rossa aveva garantito fino al 2025, ma che l’attuale commissario Alberto Piacentini ha deciso di disdire perché considerato poco conveniente, alla luce delle tariffe dei rimborsi garantiti di Areu. Il fatto è che la gara successiva ha visto la storica sede di San Fedele perdere un servizio che era ormai una tradizione. Ci torneremo tra qualche riga.

Addio corsa in rosa

Prima vale la pena raccontare di come sia svanito, dopo quindici anni, il sogno del Giro d’Italia. Gli appassionati avranno sicuramente notato che le ambulanze che accompagnano la carovana rosa, a maggio, sono tutte griffate (per così dire) “Croce Rossa di Lipomo”. Ora, che una sede di un tutto sommato piccolo comune sia riuscita a garantirsi un servizio così prestigioso, è di per sé una notizia. E dovrebbe anche essere un vanto da tenere stretto con gli artigli.

Invece da quest’anno le ambulanze che seguiranno i ciclisti nelle grandi competizioni italiane non partiranno più da Lipomo, bensì da Varese e da Legnano. Parliamo di un fatturato annuo da oltre 100mila euro (104mila euro e poco più, per la precisione, nel 2024).

Il Comitato di Como, con i suoi volontari, garantiva ambulanze e assistenza a marzo per Strade bianche, Tirreno-Adriatico, Milano-Torino e Milano-Sanremo. Quindi ad aprile il Giro di Sicilia. A maggio il Giro d’Italia (quest’anno si sarebbe aggiunta anche l’edizione femminile, quindi con un incremento del fatturato). A giugno il giro under 23. E poi in autunno la Gran Piemonte, il Granfondo Lombardia e, soprattutto, il Giro di Lombardia.

Il commissario Piacentini, l’anno scorso, aveva deciso di disdire il servizio, che in realtà prevedeva già una proroga di altri due anni per i mezzi di Lipomo. Il motivo, a suo dire, riguardava la scarsa redditività del servizio, un servizio garantito esclusivamente grazie ai volontari e che - stando a stime interne alla Croce Rossa - avrebbe portato utili per 60mila euro. Ora, andando a scorrere il “cash flow” gestionale allegato alla proposta di concordato, sotto la voce “ricavi per assistenze” nel 2024 si prevedeva un introito di cassa di oltre 160mila euro, ora ridotti a poco più di 50mila. Di conseguenza il bilancio tra entrate e uscite è destinato a ridursi dalla stima di 97mila euro a meno di 40mila euro (ovviamente considerando che caleranno anche i costi con l’addio al servizio di assistenza ai ciclisti).

San Fedele, la disdetta suicida

Sempre il “cash flow” con le stime del prossimo quinquennio, dava conto di un introito superiore ai 760mila euro annuo da Areu per le postazioni 118 di Como (che lavora però solo mezza giornata), di Lipomo e della Valle Intelvi (quello che fatturava di più).

A San Fedele la Croce Rossa di Como doveva restare fino all’aprile 2025, stando alla gara del dicembre 2020 vinta con Areu. A metà dei quattro anni di appalto i Comitati possono riformulare i budget; il Comitato di Como così ha fatto, incassando una controproposta di Areu con rimborsi comunque aumentati rispetto al capitolato di gara (che prevedeva rimborsi fino a 320mila euro all’anno, portato a oltre 380mila). Anziché accettare, la Cri comasca ha mandato disdetta per partecipare poi al nuovo bando offrendo un importo annuo presunto a rimborso di 466mila euro. Ha perso: l’appalto è stato dato alla Pubblica Assistenza Croce Medica di Milano per 483mila euro, ma con un punteggio qualitativo decisamente migliore a quello della Cri.

La conseguenza evidente è che a fine anno al posto di quei 760mila euro preventivati, ne entreranno meno di 400mila. Si abbasseranno le spese, ovvio. Ma i costi del personale dipendente restano. Di conseguenza il bilanciamento tra entrate e uscire rischia di saltare. E con lui anche i conti del concordato.

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