Cronaca / Como città
Giovedì 11 Dicembre 2025
«Fisica difficile? Sì ma voi aspiranti medici studiatela, vi aiuta più dell'Ai»
L’intervista Bruno Magatti, fisico sanitario e per anni insegnante nelle scuole superiori: «Ai medici serve per avere un metodo di approccio ai problemi»
La delusione delle aspiranti matricole del corso di Medicina all’università dell’Insubria di fronte alla difficoltà posta dall’esame di fisica fa sorgere spontanea una domanda: è davvero necessario come esame ai fini della professione medica?
La risposta arriva da Bruno Magatti, comasco e per anni docente di fisica alle scuole superiori, i cui studi si sono orientati proprio verso la fisica sanitaria.
Professore, la fisica serve ai futuri medici?
C’è un elemento di fondo da cui partire: la medicina è una scienza applicata e in quanto tale si basa sulla fisica, anche dal punto di vista metodologico e non solo nozionistico. La fisica ci insegna ad avere un rapporto ordinato e organico con il mondo e ci insegna ad accettare le prove.
E in che modo questo torna utile alla professione medica?
Pensiamo solamente all’uso delle radiazioni in alcune terapie ma anche nella diagnostica, oppure ancora al rapporto costante che i medici devono avere con i grafici e con le tabelle. La fisica insegna ai futuri medici a rappresentare la realtà, a rapportarsi con i modelli e a usare il linguaggio matematico per spiegare i fenomeni di fronte a cui si troveranno.
La fisica aiuta a imparare a farsi domande sui loro pazienti, quindi?
Sì, è proprio così. Penso al percorso del nostro Alessandro Volta che era un autodidatta ma non ha mai smesso di farsi domande sulla realtà. Anzi diceva: «Se la realtà non si confà, anche le più belle teorie devono essere abbandonate». Proprio per questo oggi è ancora più importante che in passato lo studio della fisica.
Perché?
Perché bisogna imparare a rapportarsi con la realtà e saper governare le nuove tecnologie. Penso per esempio all’intelligenza artificiale che è una realtà virtuale e ai futuri medici consiglio di stare attenti quando la utilizzano: è uno strumento importante, ma la loro professione li porta a rapportarsi con la realtà dei corpi, dei traumi e dei dolori che è ben diversa dalla realtà virtuale dell’intelligenza artificiale. La fisica li può aiutare a misurarsi con essa... in fondo ci sarà un motivo se alcune discipline, come la fisica e la matematica, sono nella storia della cultura dell’uomo da sempre.
Eppure questo semestre filtro ha dimostrato che proprio la fisica è un ostacolo difficile da superare per gli aspiranti medici. Perché?
Su questo mi permetto di essere un po’ severo: chi è in grado di insegnare bene la fisica sono i fisici. Ho conosciuto anche ottimi insegnanti di fisica che hanno studiato matematica, ma l’approccio è diverso: per me la fisica insegnata a scuola non è mai stata quella dei problemini, ma un approccio di analisi sull’universo. E poi affinché gli studenti diventino padroni dei significati di fisica e cambino modo di guardare il mondo due ore alla settimana a scuola non bastano e nemmeno tre mesi di università.
Cosa consiglia allora a chi per la seconda volta ha fallito l’esame di fisica?
Non abbandonate: lo studio della scienza è paziente, meticoloso e ostinato. Serve tempo. E a noi servono medici con una forte base scientifica, ma anche umana, di passione e convinzione.
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