La folle giornata di Rebbio: prima i feriti, poi il delitto

Il quartiere Era bastato poco per intuire che i primi due episodi erano riconducibili alla stessa persona

La giornata del quartiere di Rebbio ma anche di tutta la zona di questa parte di città, che parte dall’ospedale Sant’Anna e arriva a Camerlata, era stata complicata fin dalla mattina. Nella grossa rotonda nei pressi dell’ospedale, all’improvviso e senza lasciare intendere nulla, un uomo si era avvicinato ad un bambino di otto anni colpendolo ad un braccio con una bottiglia di vetro, ferendolo anche ad una mano.

Le aggressioni della mattina

Bambino che era in compagnia dello zio, in attesa del padre che stava facendo delle visite, e che è poi stato portato in pediatria per essere curato. Le sue condizioni non si erano rivelate gravi ma lo shock era stato notevole. Poi, mentre la polizia – grazie anche al fondamentale aiuto delle guardie della vigilanza del nosocomio e ai colleghi della divisione anticrimine del posto di polizia del Sant’Anna – si metteva alla ricerca del sospettato (che tra l’altro la sera precedente già aveva dato problemi all’interno dell’ospedale, allontanato dalle guardie) da via Giussani a Rebbio era arrivata una seconda segnalazione: «Un uomo è stato colpito alla gola con un coccio di vetro». Era bastato poco per intuire che si trattava della stessa persona. Era iniziata così la caccia all’uomo conclusa prima delle 13 quando il sospettato era stato fermato e condotto negli uffici della Questura per essere identificato e poi arrestato.

Alla ricerca dell’aggressore

L’indagine lampo delle volanti si era così svolta tra le 10 e le 13, con la conclusione tra via Giussani e via Pasquale Paoli. Qui, infatti, era avvenuta la seconda aggressione successiva di un paio di ore a quella del bambino nei pressi del Sant’Anna. Da quanto era stato possibile ricostruire, un ragazzo originario di El Salvador, 24 anni, era stato aggredito mentre era nei pressi della fermata dell’autobus nella parte bassa di via Giussani. L’uomo italiano poi arrestato per la doppia brutale aggressione si era avvicinato chiedendo una informazione, sembra per raggiungere il vecchio ospedale Sant’Anna. Non appena lo straniero aveva fatto per rispondere, il trentatreenne gli aveva sferrato un violento pugno tenendo in mano anche un coccio di vetro come fosse un pugnale.

Il salvadoregno aveva appena fatto in tempo ad intuire quello che stava avvenendo, spostandosi indietro di quei pochi millimetri che erano stati sufficienti per salvargli la vita. Il coccio di vetro l’aveva infatti raggiunto alla gola, creandogli una ferita della lunghezza di quattro o cinque centimetri vicino alla giugulare.

L’arresto

Il ferito, barcollando, aveva poi raggiunto la via Pasquale Paoli dove alcuni motociclisti che erano li presenti avevano lanciato l’allarme. Le volanti erano arrivate in un attimo, come pure il 118. La caccia all’uomo aveva sortito l’effetto sperato e il sospettato poco dopo era stato individuato – pare sempre in via Giussani – e portato in Questura.

Un’escalation continua terminata con la notizia del delitto

Il ferito era stato invece soccorso dal 118 e trasportato in codice giallo al pronto soccorso del Sant’Anna. Deve la vita alla sua prontezza di riflessi. Quando però tutto sembrava tornare alla tranquillità, ecco la chiamata inattesa: «Venite, c’è un morto in macchina in via Giussani». Come in una giostra che torna sempre al punto di partenza.

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