La giornata del Como Pride: corteo e festa. Rapinese manda una delegazione

L’evento Domani alle 14 il ritrovo nell’area dell’Ippocastano, poi la sfilata fino ai giardini a lago. Il sindaco manderà un assessore e un consigliere. Gli organizzatori: «Creata una vera comunità»

“Como città per tuttu” ( e non è un errore) si tingerà di arcobaleno con i colori, le storie, le rivendicazioni civiche e politiche e la forza della comunità che darà vita al Como Pride 2022. Ma prima che il corteo per i diritti si snodi tra le vie cittadine è già polemica sull’utilizzo del linguaggio inclusivo scelto dai promotori per comunicare la manifestazione e lanciare il motto di quest’anno.

Si lavora ancora e alacremente in queste ore perché l’iniziativa, organizzata da Arcigay Como e da Como Pride, domani si possa svolgere in tutta sicurezza e nell’ottica di recuperare non solo un aspetto di festa, ma soprattutto un senso politico e comunitario per un evento che in città giunge alla sua seconda edizione.

Avrà inizio alle 14 con ritrovo al parcheggio Ippocastano, prima del corteo che partirà alle 15. Poi si proseguirà per viale Aldo Moro, via Giuseppe Sirtori, viale Battisti, viale Nazario Sauro, via Bertinelli, piazza Verdi, via Rodari, piazza Roma, piazza Cavour, lungo Lario Trento e viale Marconi.

All’arrivo in viale Marconi (Giardini a Lago) ci sarà un evento con band e artisti, esibizioni di drag queen e tante altre attività che andranno avanti fino alle 21 circa.

Un segnale di apertura arriva dall’amministrazione appena insediata. Il nuovo sindaco Alessan dro Rapinese fa sapere che «in rappresentanza dell’amministrazione saranno presenti all’inizio l’assessore Nicoletta Roperto e la consigliera comunale Arianna Pellegatta». Il neo sindaco ribadisce la «disponibilità a ricevere i rappresentanti delle associazioni».

«Abbiamo evitato sponsorizzazioni da parte di aziende, partiti e rinunciato alla verticalizzazione nell’organizzazione – sostengono Miriam Ballerini di Arcigay Como e Davide Losito di Como Pride - piuttosto abbiamo preferito un modello il più orizzontale possibile con assemblee e con la creazione di una comunità vera, dal basso, all’interno della quale le singole soggettività potessero esprimersi e confrontarsi. Un Pride quindi che vuole creare, o meglio riappropriarsi, dello spazio che per anni ci è stato negato».

Il motto di quest’anno e l’obiettivo del Pride è che Como diventi ancora di più una “Città per tuttu”. «L’utilizzo della “u” finale non è una scelta superficiale o dettata da un capriccio del politically correct, ma è la rappresentazione più immediata della nostra lotta. Non vogliamo una città di tutti, ovvero una città costruita a misura di quel maschile che secoli fa è stato scelto come il genere forte da imporre su qualsiasi definizione, ma nemmeno una città di tutte, perché non esiste solo il maschile e il femminile. Vogliamo, piuttosto, una città che sia di tuttə, tutt3, tutt* o tuttu. Como da sempre è la città vetrina dei turisti e della borghesia, tanto bella, ma altrettanto vuota. La città del privilegio, dove puoi vivere in condizioni decenti solo se appartieni a una classe sociale definita e abiti in Como città. Una città che non offre prospettive, ma che costringe le persone più giovani ad andarsene. Una città che non è nostra, ma che vogliamo riprenderci per tuttu». L. Mos.

© RIPRODUZIONE RISERVATA