La mamma di Gaetano, investito tre anni fa, e il processo infinito: «Che giustizia è?»

La storia Il figlio morto in via Clemente XIII nel 2019 e il processo è stato rinviato giugno 2023. «Io ormai sono condannata all’ergastolo, non vivo ma sopravvivo. Voglio però si metta un punto a questa storia»

La richiesta è molto semplice: riuscire a mettere un punto, senza però dover aspettare chissà quanti anni. Di fronte alla notizia del rinvio del processo per la morte del giovane figlio Gaetano Banfi, la madre Stefania si domanda con amarezza quando si potrà scrivere la parola fine.

«Già lo scorso anno avevamo assistito a un rinvio – spiega – ora, si posticipa di altri dodici mesi. Non riesco a capire come mai ci voglia così tanto. Impiegare parecchio tempo per un processo non è una vergogna?».

Il procedimento nei confronti dell’unico imputato, che si è sempre dichiarato innocente, ha visto martedì una nuova udienza, subito spostata al 6 giugno del 2023, addirittura tra un anno. In quel frangente, saranno ascoltati gli ultimi testimoni e pure le dichiarazioni di Stefano Piccolo, 33 anni di Cassina Rizzardi, accusato dalla procura di essere alla guida dell’auto che, nelle prime ore del mattino del 19 ottobre 2019, non accortosi del corpo (già steso a terra) di Gaetano, lo travolse. «A prescindere dalla decisione finale del giudice – continua la signora – vorrei fosse messo un punto. Lo dico con sincerità: sono proprio stanca. Ma che giustizia è questa?».

Pioveva quella notte. Gaetano Banfi, giovane di Rebbio di 22 anni, dopo una serata trascorsa con le amiche, stava rientrando a casa. Aveva dimenticato le chiavi. Così, come già aveva fatto altre volte in passato, l’aveva presa un po’ alla larga per non disturbare la madre che ancora dormiva. Erano da poco passate le cinque della mattina. Si era fatto lasciare in piazza Camerlata, poi aveva camminato lungo la via Paoli, era arrivato al sottopassaggio di via Clemente XII, aveva raggiunto via Scalabrini ed era tornato indietro, di nuovo verso quel maledetto sottopassaggio. Lì fu poi trovato steso a terra, travolto e schiacciato da un’auto che si era allontanata nella notte senza soccorrerlo. Gaetano morì appena giunto in ospedale: furono inutili i tentativi di rianimarlo.

Fu l’imputato a chiamare i soccorsi alle 5.44 della mattina. Secondo gli uomini della squadra mobile, sarebbe stato anche lui – intorno alle 5.30 – a travolgerlo nel sottopassaggio. L’auto tuttavia si allontanò senza prestare soccorso per poi fare ritorno solo più avanti sul posto dell’impatto (il sottopasso non è ripreso da telecamere). Il ragazzo che chiamò i soccorsi disse di aver trovato la vittima già a terra. A far sospettare di lui fu che la sua auto, una Ford Eco Sport, era passata in quel punto ben tre volte, la prima alle 5.30, cioè quasi un quarto d’ora prima. La difesa ha invece sempre battagliato su tesi alternative, come quella di un’auto partita da un parcheggio nei pressi del punto dell’investimento e poi allontanatasi.

Di fronte a un dolore gigantesco e non misurabile, il desiderio della madre del ragazzo è riuscire a chiudere almeno la vicenda giudiziaria in tempi ragionevoli. «Io ormai sono condannata all’ergastolo – conclude –non vivo, sopravvivo: avevo solo lui. Voglio si metta un punto, senza però dover attendere chissà quanti anni».

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