La massoneria ha allontanato Pennestrì
«Chi subisce condanne non può restare»

La conferma arriva dal presidente del collegio lombardo dei maestri venerabili dopo la notizia delle nuove verifiche in seno alle logge: «Assoluto rispetto della magistratura»

«Antonio Pennestrì e suo figlio Stefano sono stati sospesi dalla loggia già la scorsa estate, meno di dodici ore dopo il loro arresto».

A dirlo è Antonino Salsone, presidente del collegio lombardo dei maestri venerabili. «Il grande maestro del Grande oriente - dice Salsone - ha il potere di sospendere gli affiliati e ha agito subito. Non fanno più parte delle logge comasche. C’è stata una reazione immediata. Abbiamo un assoluto rispetto della magistratura: appena interviene con arresti, noi agiamo di conseguenza, sospendendo e facendo pulizia».

Per affiliarsi a una loggia, è infatti necessario fornire il certificato dei carichi pendenti e del casellario giudiziale ( devono essere ovviamente intonsi). Come per altre associazioni, la presentazione non viene più reiterata durante gli anni di appartenenza.

Il patteggiamento del 2013

Per quanto riguarda la vicenda legata ad Antonio Pennestrì, nel 2013 aveva patteggiato al termine di un’inchiesta su un giro di sette milioni di euro di false fatture nella gestione della società sportiva. «Non si è trattata di una sentenza di condanna, ma un rito alternativo – aggiunge Salsone – Per essere però sinceri, non abbiamo saputo del patteggiamento al momento dell’inchiesta che poi ha portato all’arresto. Non prima».

Le regole del Grande Oriente

Claudio Bonvecchio, filosofo e Gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia, l’obbedienza massonica istituita a Milano nel 1805, fa il punto su cosa significhi oggi essere iscritto alla massoneria.

«Innanzitutto – spiega – una persona può tranquillamente dichiarare la propria appartenenza. Non è vietato, anzi. Per quanto mi riguarda, avendo una carica elevata, lo non lo nascondo mai. Poi, è a discrezione degli iscritti: ognuno può dire di sé quello che vuole. Ovviamente, non può dire di qualcun altro, ma questo vale per qualsiasi associazione».

I principi, aggiunge Bonvecchio, sono quelli di «un ordine esoterico che persegue un approfondimento interiore e la ricerca di una spiritualità laica. I nostri obiettivi cardine sono il progresso dell’umanità, la ricerca del bene interiore, la fratellanza, la libertà e l’uguaglianza». Attualmente, il Grande Oriente d’Italia ha un suo sito internet e diversi canali social. Conta, in generale su 860 logge e 24mila iscritti.

A Como e provincia, sono quattro: Acacia Magistri Cumacini (sede in città), Rosa Comacina (Cernobbio), Quatuor Coronati (Brunate) e George Washington (Bellagio). Totale: duecento affiliati. Non c’è una categoria sociale prevalente: «È una realtà interclassista – continua Bonvecchio – mediamente, si tratta di liberi professionisti e persone impegnate in attività artigianali. Poi, dipende dalle località, poiché l’iscrizione arriva attraverso la conoscenza».

Le logge comasche non hanno peculiarità rispetto alle altre in giro per l’Italia. E in provincia, come nel resto del paese, non si può parlare di politica o religione: «Riteniamo siano elementi divisivi – conclude il Gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia – Non si può, per esempio, fare propaganda partitica. Invece, se si considerano i grandi temi della nostra società, se ne parla ma in maniera costruttiva, mai divisiva».

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