La nuova vigilessa non è italiana
Sì all’uniforme, ma niente pistola

Per la qualifica di agente di pubblica sicurezza serve la cittadinanza - Lettera del sindacato che chiede spiegazioni sull’assunzione di una straniera

Como

Doppia cittadinanza, rumena e moldava, ma non quella italiana. Apriti cielo. La segreteria provinciale del sindacato Diccap Sulpm di Como ha indirizzato una sorta di “interrogazione” al sindaco Mario Landriscina, al comandante della polizia locale Vincenzo Aiello e a una serie di ulteriori autorità comunali per chiedere una serie di delucidazioni in merito all’assunzione - con l’ultima “infornata” di giovani agenti di polizia locale - di una giovane vigilessa straniera.

Secondo il sindacato l’assunzione violerebbe la norma che prevede la titolarità di cittadinanza italiana per i posti di lavoro che implicano l’esercizio di pubblici poteri. Pesi e misure diverse, dice il “Diccap”: perché nel bando per l’assunzione di 10 agenti bastava la cittadinanza di uno degli Stati dell’Unione, mentre per quello successivo relativo all’assunzione di tre ufficiali serviva quella italiana.

Il punto, in realtà, riguarda la richiesta del porto d’armi. Secondo il sindacato - che nella sua “interrogazione” ne chiede conferma all’amministrazione - la prefettura avrebbe negato il decreto di nomina ad agente di pubblica sicurezza, qualifica per la quale serve la cittadinanza italiana. Non solo: nella stessa lettera si chiede se corrisponda o meno a verità il fatto che la giovane vigilessa abbia rappresentato il Comune e il corpo in occasione di cerimonie civili portando il gonfalone, se abbia effettivamente svolto già servizio di polizia stradale in occasione dell’ultima edizione del Lombardia e di altre manifestazioni sportive e se infine possa «svolgere attività sanzionatoria per ciò che concerne il Codice della strada, leggi e regolamenti comunali».

In effetti - al di là delle risposte che sindaco e comandante riterranno, nel caso, di dover fornire - la presenza di una vigilessa straniera è un fatto insolito, benché ormai - nella pubblica amministrazione - anche in città si siano avuti casi di assunzione di cittadini addirittura extracomunitari. Diversa però è la questione quando di mezzo ci sia una divisa.

È un dato di fatto che, comunque, la vigilessa possa svolgere le sue funzioni, anche senza l’arma di ordinanza e senza la qualifica di agente di pubblica sicurezza (fino a non molto tempo fa a Lecco la polizia locale era disarmata, mentre lo è tuttora, per esempio, a Cinisello Balsamo, per citare due esempi).

Repliche ufficiali dal Comune non ne arrivano, e meno che mai dal comando della polizia locale. Di certo c’è che la giovane vigilessa con passaporto rumeno ha saputo fin qui farsi ben volere da tutti, mettendo in campo innegabili impegno e abnegazione. Di più: parrebbe che la questione porto d’armi sia superata dalla sua volontà di chiedere il cambio di profilo, così sollevando i suoi superiori da ulteriori incombenze (e comunicati): se tutto andrà come previsto assumerà il ruolo di impiegata.

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