La polizia sgomina la banda delle truffe. Sparite auto e merci per 1,2 milioni

L’inchiesta Aprivano delle società, presentavano false fidejussioni e sparivano con la refurtiva. Nei guai anche privati e commercianti che hanno comprato da loro. Ma si rischia la prescrizione

Aprivano una società, gli davano una sede, procedevano a ordinare la merce e al momento del pagamento inviavano copia di fidejussioni a garanzia apparentemente vere, in realtà più false di una banconota da 12 euro. Una volta ricevuta la merce, facevano sparire la società, la sede e tutto quanto ricevuto. Rivendendolo a commercianti e privati compiacenti, che ora sono sotto inchiesta per ricettazione.

L’inchiesta

I detective della squadra mobile della polizia hanno scoperto e sgominato una presunta banda specializzata in truffe ai danni di concessionarie d’auto, ma non soltanto. Tra il 2017 e il 2018 il gruppo è riuscito a frodare almeno quattro differenti società comasche e non solo e portar via vetture e altra merce per un valore complessivo di un milione e duecentomila euro. E le truffe sarebbero potuto essere ben di più, se a un certo punto la polizia non avesse iniziato l’indagine e non fosse intervenuta con le potenziali vittime per informarle dell’inganno, mandando a monte il piano.

È un’inchiesta che ha portato via mesi di appostamenti, accertamenti, verifiche, pedinamenti quella sfociata nei giorni scorsi in un avviso di chiusura delle indagini preliminari, notificato a ben 19 indagati. Ma è anche un’inchiesta che, ora, rischia di finire in nulla visto che la prescrizione per la truffa aggravata è talmente brevi da rendere di fatto impossibile ipotizzare una chiusura dell’iter giudiziario in tempi accettabili e compatibili con l’estinzione del reato.

Sotto accusa

L’inchiesta scatta nella prima metà del 2018, dopo che una grossa concessionaria d’auto di Como denuncia di aver consegnato una fornitura di 12 auto per il valore di 220mila euro una società che, al momento del pagamento, ha chiesto una dilazione fornendo copia di una fidejussione, risultata falsa. Prima di sparire i truffatori hanno pure immatricolato le auto a Bergamo e rivenduto le stesse ad altre concessionarie ben contente di fare un affare e rivenderle facendole passare per vetture a km 0.

Lo stesso trucco ha consentito di far sparire 210mila euro di lamiere da treno e oltre 800mila euro in vetture, soprattutto Audi e Golf, da una concessionaria di Sesto San Giovanni. Come detto se la polizia non fosse intervenuta ad avvisare altre potenziali vittime, sarebbero sparite vetture, mezzi edili e merce per un altro milione di euro abbondanti.

Principali figure della presunta truffa sono Filippo Buccheri, 71 anni residente tra Merone e Inverigo, nome notissimo nel mondo dei truffatori, e il figlio Fabio Buccheri, residente a Milano; sotto indagine anche Mauro Gadoni, svizzero, Maria Rocca, 40 anni di Olgiate Comasco, Alfio Mazzoni, 67 anni pure lui di Olgiate, Ernesto Cipolla 62 anni di Valmadrera, Omar Di Blasi di Briosco.

Oltre a loro, come detto, nei guai anche gli acquirenti della merce provente delle truffe. Ma sull’intera indagine pende la mannaia della prescrizione.

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