La Svizzera riapre negozi e musei
Dibattito sull’ok ai grandi eventi estivi

Da oggi. 1 marzo, si allentano le misure e si pensa alla bella stagione. Forse scatterà l’obbligo di vaccino e test negativo

La “luce in fondo al tunnel” di cui parlava nei giorni scorsi il presidente di turno della Confederazione, Guy Parmelin, comincia ad intravedersi. Da questa mattina, 1 marzo, in Svizzera riapriranno tutti i negozi, così come i musei, le sale di lettura delle biblioteche e non da ultimo lo sport (per chi ha meno di 20 anni).

Dopo due mesi di restrizioni dure - che da almeno tre settimane a questa parte hanno portato in dote roventi polemiche politiche soprattutto in Ticino, alla luce anche della “zona gialla” istituita sino a ieri in Lombardia - la Confederazione prova dunque a svoltare, anche se per la riapertura di bar e ristoranti bisognerà attendere almeno il 22 marzo, con la Commissione dell’Economia del Consiglio nazionale - la Camera “bassa” del Parlamento svizzero - che nelle ultime ore ha approvato con un solo voto di scarto una risoluzione in tal senso.

L’obiettivo dichiarato è salvare la Pasqua. Ma la Svizzera guarda anche ai mesi a venire e in particolare al tema sensibile dei “grandi eventi”, con il ministro federale Alain Berset che avrebbe dato il proprio assenso a far ripartire dall’estate i grandi eventi sportivi, culturali, ma anche i sempre gettonati (e partecipati) festival musicali. Quanto almeno quanto riportato ieri dal domenicale di lingua tedesca “Sonntagszeitung”.

Già il 17 marzo potrebbe arrivare una prima decisione in tal senso da parte del Consiglio federale, in primis grazie al pressing dei partiti di maggioranza. Anche se il portavoce del ministro Berset ha precisato che «la prossima estate non sarà uguale a quella del 2019», questo perché i grandi eventi - a partire dai festival musicali - dovranno sottostare a norme sanitarie e di sicurezza stringenti. Circostanza questa che ha portato in dote più d’una perplessità, considerato che tra i requisiti richiesti potrebbero figurare la presentazione obbligatoria di un test negativo o un certificato vaccinale.

Il dibattito è più che mai aperto. E, nel pomeriggio, è arrivata anche la presa di posizione della task force operativa da tempo nel mondo della Cultura, che ha chiesto a Berna «regole d’ingaggio certe» e «ulteriori semplificazioni per far sì che gli aiuti economici arrivino presto a destinazione». Nelle ultime 24 ore, in Canton Ticino, si sono registrati 22 nuovi casi, senza decessi. Negli ospedali ticinesi risultano ricoverati 64 pazienti, con un nuovo ricovero a fronte di sei dimissioni.

Nel frattempo, il livello di attenzione resta massimo massimo anche alle frontiere. La Germania ha preso una decisione senza eguali, obbligando da domani i 16 mila frontalieri francesi provenienti dal territorio della “Mosella” ad esibire un tampone negativo nelle 24 ore precedenti per poter passare il confine.

A preoccupare è la variante sudafricana.
Marco Palumbo

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