Ladra sorpresa in casa a Camerlata
Incinta, non hanno potuto arrestarla

Como: con un’altra donna entra in un appartamento agli inizi di via Varesina. La complice è fuggita, lei è stata bloccata dai carabinieri: era all’ottavo mese di gravidanza

Ha forzato la porta d’ingresso di un appartamento a Camerlata con l’obiettivo di svaligiarlo. Ma, con la complice, non aveva fatto bene i calcoli perché all’interno dell’abitazione c’era un amico del proprietario che stava dormendo. E così è stata bloccata, ma i carabinieri non hanno potuto arrestarla perché incinta all’ottavo mese di gravidanza.

È stata denunciata a piede libero con l’accusa di tentato furto aggravato una giovane di 26 anni, nata in Croazia, domiciliata in un campo nomadi alla periferia di Milano.

Il tentato furto

L’intervento dei carabinieri della stazione di Rebbio risale a lunedì a mezzogiorno. A quell’ora due donne, la giovane croata e una complice che - non essendo incinta - è riuscita a fuggire velocemente facendo perdere le sue tracce, sono entrate in un condominio agli inizi di via Varesina, al civico 42.

Le due donne sono salite al primo piano del condominio e, dopo aver oscurato con del nastro adesivo tutti gli spioncini delle porte del pianerottolo, così da non poter essere viste se non all’atto dell’apertura della porta (e, in questo caso, avrebbero avuto il tempo di fuggire) si sono messe ad armeggiare con l’ingresso di un’abitazione che ritenevano fosse, in quel momento, disabitata.

Dopo aver forzato la serratura, le due ladre sono entrate all’interno con l’obiettivo di cercare contanti e oggetti preziosi da poter portare via. Peccato (per loro, ovviamente) che all’interno dell’abitazione, di proprietà di un giovane nigeriano, ci fosse un amico del titolare dell’appartamento. L’uomo stava dormendo, ma è stato svegliato dai rumori alla porta. Si è alzato e ha così sorpreso le due donne. Che sono quindi immediatamente fuggite.

L’arrivo dei carabinieri

L’uomo ha quindi chiamato il 112 e in pochissimi minuti una pattuglia della stazione di Rebbio è arrivata in zona. E qui, poco distante dal luogo del furto mancato, hanno trovato in via Badone una delle due ladre.

La donna, per quanto già conosciuta alle banche dati di polizia, non è stato però possibile arrestarla perché, come facilmente hanno potuto verificare i carabinieri, era incinta. Una gravidanza, peraltro, già giunta all’ottavo mese e quindi prossima alla scadenza.

Il Codice di procedura penale parla chiaro: “Non può essere disposta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, quando imputati siano donna incinta o madre di prole di età inferiore a tre anni con lei convivente”. Di fronte a un tentato furto aggravato le esigenze cautelare non possono essere definite “di eccezionale rilevanza” e quindi i carabinieri hanno accompagnato la donna in caserma, l’hanno segnalata e le hanno notificato una denuncia a piede libero con l’accusa di tentato furto aggravato in abitazione.

Quindi hanno dovuto lasciarla andare, assicurandosi che andasse verso la stazione per prendere il treno e tornare a Milano. Non è escluso che a suo carico possa essere deciso un provvedimento cautelare differente: il foglio di via, un provvedimento amministrativo preventivo spesso adottato dal questore di Como.
P.Mor.

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