L’amica del cuore: «Basta fango su Yuri»

Omicidio a Milano Veronica Fancellu: «Un ragazzo dal cuore puro, generoso e sempre con il sorriso sulla bocca». E sull’inchiesta: «Vorrei sapere con chi era quella sera, cosa è successo. Non vogliamo più sentire chiacchiere»

Per chi amava Yuri, il tempo si è fermato. Le lancette dell’orologio sono inchiodate a quella drammatica notte di mercoledì, alla disperata corsa in ospedale, alla speranza appesa a un filo - ma mai venuta meno - di poter rivedere il suo sorriso. Poi soltanto il buio. Perché dire addio a un figlio o amico fraterno di 23 anni appena è difficile, se non impossibile. Così come trovare le parole giuste e di conforto davanti a una morte violenta che ancora cerca risposte.

A poche ore dalla scomparsa di Yuri Urizio, il silenzio della mamma Giovanna Nucera, chiusa nel suo dolore, è rotto solo dai ricordi di chi ci tiene a rivolgere un ultimo pensiero a Yuri per «tutelare la memoria», come ha sottolineato anche l’avvocato della famiglia, il penalista comasco Fabio Gualdi.

Durante i due interminabili giorni di agonia nel reparto di rianimazione del Policlinico di Milano - dove Yuri era stato portato in gravissime condizioni dopo essere stato aggredito in Darsena a Milano da un tunisino ora in carcere con l’accusa di omicidio - c’era la sua famiglia, ma c’erano anche gli amici di una vita.

Il ricordo

Veronica Fancellu lo conosceva da più di dieci anni e, per lei, Yuri era come un fratello. «È uno strazio, ancora non ci credo. Posso dire che era un ragazzo dal cuore puro, gentile con tutti, generoso e sempre con il sorriso sulla bocca – racconta l’amica in lacrime - Non ha mai toccato una donna e nemmeno ha mai fatto commenti fuori luogo, è sempre stato carino con tutti e conosceva un sacco di persone. Non cercava mai la lite e, anzi, il suo motto era “Fai del bene e dimentica, fai del male ricordati”. Chi lo conosceva lo sa, siamo tutti increduli perché sappiamo quanto fosse dolce».

Proprio la dolcezza è una caratteristica che ora in molti sottolineano: Yuri non ha sempre avuto una vita facile, ma ha cercato di affrontare tutto con il sorriso. Amava il suo lavoro di cameriere, come lui stesso evidenziava via social.

«Vorrei sapere con chi era quella sera – aggiunge ancora Veronica – cosa è successo, perché non vogliamo più sentire chiacchiere che infangano il suo nome e la persona che era. Non si toglie così la vita a un ragazzo, la rabbia e il dolore sono tanti, chissà quanto ha sofferto». La mamma e gli amici più cari non lo hanno mai lasciato solo nelle ultime ore, poi la fine di ogni speranza. Tanti i messaggi di cordoglio apparsi sui social, sia per lasciare un ricordo del ragazzo che per far sentire la propria vicinanza alla famiglia e a chi lo ha amato, colpiti da un dolore inconsolabile.

L’indagine

Nel frattempo, sul fronte dell’inchiesta, c’è attesa per comprendere cosa ha detto la donna ucraina che - in base alle immagini delle telecamere del Comune - si trovava con Yuri e il suo assassino negli istanti che hanno preceduto l’aggressione. Una testimonianza, quella della donna, che potrebbe anche dare risposta all’appello accorato dell’amica del cuore del giovane cameriere comasco: «Vogliamo sapere cos’è successo».

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