«Laurea finta, la prof deve restituire vent’anni di stipendi»

Corte dei conti La magistratura contabile condanna una comasca a pagare quasi un quarto di milione di euro. Per anni avrebbe insegnato senza alcuna abilitazione. E la prossima settimana comparirà in udienza a Como

Un quarto di milione di euro. Tanto dovrà pagare allo Stato una “professoressa” comasca che, secondo la Corte dei conti della Lombardia, in realtà professoressa non sarebbe mai stata, avendo insegnato grazie a una finta laurea. E pure a un finto diploma. Una vicenda portata alla luce dalla dirigenza del Caio Plinio e sfociata in un’inchiesta penale che, proprio nei prossimi giorni, porterà la donna davanti a un giudice.

La vicenda

Lei si chiama Viviana Mazzoni, ha 48 anni, è di Uggiate Trevano, e per vent’anni ha lavorato come supplente presso numerose scuole della provincia: dalle elementari alle superiori. Insegnante di inglese e di tedesco, ha girato licei, istituti tecnici, scuole primarie e secondarie di primo grado. Sempre presentando sé stessa come laureata il 17 aprile 2001 alla Iulm di Milano in Lingue e letteratura straniere moderne.

Ormai tre anni fa la segreteria del Caio Plinio di Como, ripercorrendo la documentazione del proprio personale, è incappata in alcune perplessità circa i certificati presentati dalla prof Mazzoni, assunta per svolgere una supplenza annuale in tedesco tra il 18 settembre 2020 e il 30 giugno 2021 presso l’istituto di via Italia Libera. In realtà gli approfondimenti hanno portato a mettere in dubbio il titolo di studio grazie al quale la donna comasca aveva potuto essere scelta per insegnare nel corso dell’intero anno scolastico.

La vicenda finì sul tavolo della Procura di Como, e precisamente del pubblico ministero Mariano Fadda. Il quale aveva poi formalmente accusato la finta prof di truffa e falso. Nel corso dell’indagine era emerso che quel diploma, in realtà, risultava contraffatto E falsa sarebbe risultata pure una seconda certificazione firmata dalla “Direzione segreteria studenti” dello Iulm dove si attestava una presunta avvenuta revoca della decadenza dall’iscrizione quale studente e si “convalidava” il diploma di laurea.

La Procura lariana inviò copia dell’atto di accusa alla Corte dei conti, per valutare la posizione contabile della donna. E i magistrati milanesi hanno approfondito la storia professionale della comasca. E hanno così scoperto che la stessa non avrebbe mai neppure conseguito il diploma magistrale alle Canossiane, come da lei affermato e documentato, e che l’attività di insegnante sarebbe iniziata già vent’anni fa, nel corso dell’anno scolastico 2003-2004, grazie a una brevissima supplenza all’istituto comprensivo di Uggiate Trevano.

L’udienza penale

Da qui il procedimento ha portato a svelare una carriera trascorsa in numerose scuole comasche: da Lurate Caccivio ad Appiano Gentile, da Olgiate Comasco a Cermenate, da Villa Guardia a Como. Complessivamente - come anticipato dal quotidiano Il Giorno - la Corte dei conti ha condannato la finta prof a pagare 247.673 euro, a titolo di restituzione degli stipendi indebitamente conseguiti. Nel frattempo la prossima settimana la stessa Mazzoni dovrà comparire davanti al giudice delle udienze preliminari di Como, per rispondere della doppia contestazione di truffa e di falso.

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