
Cronaca / Como città
Domenica 01 Giugno 2025
Le case vacanza e il sì del Tar alle key box
«Un problema e un danno per il centro»
Regole Dibattito dopo la bocciatura della circolare che imponeva il check in da fare in presenza. Aumentano ancora in città le cassette per il deposito chiavi. Gli operatori: «Ora regole più chiare»
Le identificazioni dei clienti delle case vacanza tornano a poter essere effettuate a distanza. Lo ha stabilito una sentenza del tribunale amministrativo regionale del Lazio (le cui decisioni hanno valore nazionale quando l’atto amministrativo impugnato ha interesse di applicazione in tutto il Paese), spiegando che il riconoscimento de visu, ovvero di persona, del cliente della struttura extra alberghiera non è necessariamente più sicuro del check in a distanza. Dunque non ci sono sufficienti basi per imporre l’accoglienza dei turisti di persona, che costituisce per i proprietari delle strutture un compito in più, non giustificato.
Un onere ingiustificato
La decisione è stata presa in seguito a un ricorso effettuato da un’associazione di operatori del settore alberghiero contro una circolare del ministero dell’Interno pubblicata lo scorso novembre.
Nella circolare firmata dal capo della polizia Vittorio Pisani, si citava la necessità di accrescere i controlli e la sicurezza, anche a fronte di eventi che attraggono turisti da tutto il mondo in Italia, come nel caso del Giubileo. C’erano state ripercussioni un po’ ovunque, anche a Como, dove la notizia è stata accolta con disappunto da chi si occupa di gestire numerose case vacanza e trova quindi complesso effettuare i check in in presenza. Invece, gli amministratori condominiali della città hanno espresso il loro parere positivo perché la presenza delle key box - piccole scatole a combinazione per la custodia delle chiavi - sulle facciate dei palazzi o all’ingresso dei condomini sono considerate dai residenti un fastidio, oltre che un danno estetico.
Quasi in diretta risposta alla decisione del Tar del Lazio le key box a Como sembrano addirittura essere aumentate nelle ultime settimane. Basta abbassare lo sguardo quando si passeggia per le vie del centro per notarle attaccate ai tubi dell’acqua, ai pali della luce, oppure più semplicemente al muro, nelle vicinanze del portone d’ingresso, o in altri luoghi più specifici la cui comunicazione al turista sia semplice. Il cliente, informato dal proprietario, così non deve fare altro che inviare i propri documenti al proprietario della casa o a chi la gestisce per lui e utilizzare il codice ricevuto per aprire la cassetta e avere a disposizione le chiavi, senza dover essere accolto di persona.«Non è affatto una soluzione definitiva: bene che sia stato riconosciuto che l’accoglienza in presenza del cliente è un onere aggiuntivo, ma io personalmente continuerò a farla», commenta Daniela Maviglia, proprietaria di una delle più grandi società di gestione di case vacanza sul territorio, My Home in Como.
«Servono altre soluzioni»
Per Maviglia la decisione del Tar, oltre a rendere nuovamente possibile l’utilizzo delle key box che causano un danno estetico al centro storico della città, offre una risposta parziale alle esigenze del settore. «Faccio parte di due associazioni di categoria, Aigab e Property manager, che da tempo dialogano con il Viminale per chiedere poche regole chiare sulla gestione delle case vacanza- dice Maviglia - Servono mezzi tecnologici avanzati, come quelli che usiamo ad esempio per fare le assicurazioni, che offrano una soluzione professionale e definitiva. Così, invece, si torna indietro. Invece noi vogliamo andare avanti».
Simone Majeli, proprietario di un’altra importante società di case vacanza, RentAll Como, pensa che però la sentenza sia stata fondamentale a mettere un punto fermo. «Non risolve, per quello ci vuole il protocollo che come associazioni di categoria abbiamo chiesto, per il riconoscimento biometrico, - spiega - Però questo pronunciamento del Tar frena il lancio in avanti di quei Comuni che, sulla base della circolare, hanno regolamentato indiscriminatamente».
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