Le migrazioni al centro, ieri come oggi. Le parole del Papa per Scalabrini: «La sua santità ci contagi»

L’udienza Toccante messa di ringraziamento a Roma per la canonizzazione del Santo originario di Fino Mornasco. I saluti di Papa Francesco ai fedeli comaschi: «Costruiamo un mondo di pace che sia per tutti, partendo dagli ultimi»

Oggi, come ai tempi di San Giovanni Battista Scalabrini, «le migrazioni costituiscono una sfida molto importante. Esse mettono in evidenza l’impellente necessità di anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza. Oggi ogni battezzato è chiamato a riflettere lo sguardo di Dio verso i fratelli e le sorelle migranti e rifugiati, a lasciare che il suo sguardo allarghi il nostro sguardo, grazie all’incontro con l’umanità in cammino, attraverso una prossimità concreta, secondo l’esempio del vescovo Scalabrini».

Papa Francesco è tornato anche ieri ad affrontare il tema dell’accoglienza dei migranti, già toccato domenica nell’omelia per la Messa in cui è stato proclamato santo lo Scalabrini.

Il rito

Lo ha fatto in occasione dell’udienza concessa al termine della Messa di ringraziamento per la canonizzazione, presieduta dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, nell’Aula Paolo VI, in Vaticano.

«Siete un’assemblea molto variegata - ha affermato il Pontefice -: ci sono i missionari, le suore missionarie, le missionarie secolari e i laici scalabriniani; ci sono i fedeli delle diocesi di Como e di Piacenza; e poi ci sono migranti di tanti Paesi, una bella “macedonia”, e questo è bello. In questo modo, voi rappresentate bene l’ampiezza dell’opera del vescovo Scalabrini, l’apertura del suo cuore, al quale, per così dire, non bastava una diocesi».

Ricordando l’apostolato del nuovo santo a favore degli emigrati italiani, che «guardava con lo sguardo di Cristo», il Papa ha ricordato la «grande carità ed intelligenza pastorale» di Scalabrini per «assicurare ad essi un’adeguata assistenza materiale e spirituale». Una sfida attuale per l’oggi, in cui «siamo chiamati a vivere e diffondere la cultura dell’incontro, un incontro alla pari tra i migranti e le persone del Paese che li accoglie», ha sottolineato papa Francesco, invitando «a costruire un mondo di pace e di benessere per tutti. E perché sia per tutti bisogna partire dagli ultimi: se non si parte dagli ultimi, non è per tutti».

Il saluto

Dopo aver invitato missionarie e missionari scalabriniani a lasciarsi sempre ispirare dal loro fondatore, il Pontefice ha auspicato che «la santità di Giovanni Battista Scalabrini ci “contagi” il desiderio di essere santi, ciascuno in modo originale, unico, come ci ha fatti e ci vuole l’infinita fantasia di Dio. E la sua intercessione ci dia la gioia, e ci dia la speranza di camminare insieme verso la Gerusalemme nuova, che è una sinfonia di volti e di popoli, verso il Regno di giustizia, di fraternità e di pace».

Dopo i saluti al cardinale Cantoni e agli altri porporati e presuli presenti, come pure ai religiosi scalabriniani, guidati dal superiore generale padre Leonir Chiarello, papa Francesco ha salutato molti dei presenti, poi ha percorso il corridoio centrale dell’Aula Paolo VI accompagnato in sedia a rotelle e si è brevemente intrattenuto con gli alunni del Seminario vescovile di Como, ai quali ha rivolto un semplice invito: «Siate santi e siate normali!».

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