«Le nuove regole e i diritti dei bimbi all’asilo nido: così non va»

La lettera Paola Bernard - Nicoletta Pirotta ex direttrici dei Servizi comunali per la prima infanzia e le famiglie

Non è nostra intenzione entrare nel merito della norma,contenuta del nuovo regolamento degli Asili Nido Comunali, che multa i genitori ritardatari. Tanto è già stato detto e scritto e non abbiamo nulla di nuovo da aggiungere alle criticità già emerse.

Abbiamo coordinato per anni gli asili nido e i servizi comunali per la primissima infanzia e le famiglie proprio per questo ci preme andare più a fondo del problema.

Gli asili nido, grazie alla tenacia e alla determinazione del personale educativo ed ausiliario, dei genitori e di amministratori illuminati hanno saputo costruire un patrimonio di conoscenze, pratiche, relazioni affermandosi come un servizio pubblico squisitamente educativo oltre che sociale.

La dimensione educativa, è bene ricordarlo, non nasce dal nulla, è frutto di una scelta accurata del personale, di una formazione permanente, di una programmazione e di una metodologia che si fondino su chiare scelte pedagogiche, di una gestione partecipata che coinvolga i genitori, l’ente locale e il territorio. Tutto ciò rischia di essere buttato alle ortiche se non sostenuto da scelte politiche adeguate e coerenti.

Da questo punto di vista il nuovo regolamento, che la Giunta in carica ha fortemente voluto, ci sembra vecchio, anzi vecchissimo. Si rischia di tornare alla dimensione assistenziale, il nido come ultima spiaggia per chi non si può permettere altro. O peggio, ritenendolo troppo costoso ( essendo ancora, vergognosamente, l’asilo nido un servizio a domanda individuale) si pensa di ridurlo o appaltarlo a soggetti privati. Negando dunque all’Ente locale la possibilità di assumere un ruolo di responsabilità nella crescita delle e dei piccoli cittadini.

Ma c’è un aspetto essenziale, spesso sottaciuto o rimosso, che ci preme sottolineare : i diritti dei bambini.

Il nido è senza dubbio un servizio sociale nel senso che consente ai genitori, in particolare alle donne su cui ricade ancora un carico pesante nell’accudimento dei figli, di conciliare casa e lavoro.

Ma esso è soprattutto, come dicevamo, un servizio educativo perché risponde al diritto dei bambini di crescere valorizzando tutte le proprie competenze, specie quelle sociali. I bambini non sono un appendice dei genitori, sin da piccolissimi hanno capacità, attitudini, emozioni, sentimenti propri che vanno sperimentati anche al di fuori del contesto familiare per rafforzare quelle competenze sociali necessarie a divenire adulti responsabili.

Non siamo noi a dirlo ma una formidabile letteratura scientifica che ha avuto un grande impulso proprio dall’osservazione dei bambini nell’asilo nido pubblico. Un’azione educativa che si esprime anche nell’affiancare e sostenere i genitori nel loro compito. In una realtà sociale così complessa e nel contempo fluida come quella in cui viviamo c’è un gran bisogno di uno spazio pubblico che offra la possibilità di incontrarsi, discutere, confrontarsi, interrogarsi sulla genitorialità. E di farlo in modo collettivo, facendo cresce al contempo l’Istituzione pubblica.

Spiace che anche questa Giunta non abbia compreso tutto ciò ed abbia elaborato un regolamento che sa di passato remoto.

Purtroppo i diritti delle bambine e dei bambini sono stati ancora una volta dimenticati.

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