Le “palline” erano perle: denunciato in dogana

Confine Nei guai per contrabbando un cittadino italiano residente in Ticino: viaggiava in treno con preziosi per 143mila euro

Avrebbe provato a far passare 14 chili di perle come fossero poco più che “palline”, per un valore stimato di 7mila euro. Secondo la perizia del Laboratorio chimico di Venezia, ufficio dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli con specifiche competenze nel settore gemmologico, il valore al contrario diverso, ovvero di 143 mila euro.

Quelle “palline” erano infatti non pietre di poco conto, ma perle coltivate in acqua salata del tipo “akoya” (perle giapponesi) e in minima parte del tipo “south sea” (perle australiane) per un controvalore sul mercato che come detto sfiorava i 150 mila euro. Perle sia sfuse sia in fili che erano state trovate in possesso di un uomo originario di Napoli ma residente in Canton Ticino, 49 anni. L’insolita operazione – avvenuta lungo il confine ferroviario tra Italia e Svizzera – è stata comunicata oggi dalla guardia di finanza del Gruppo di Ponte Chiasso, che ha lavorato al fianco degli uomini dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli della sezione di Chiasso.

Il sospettato era a bordo di un treno Tilo in entrata in Italia, proveniente da Lugano e diretto a Milano. Dopo un iniziale tentativo di dire che non trasportava nulla, l’uomo si è trovato di fronte alla necessita di giustificare quei 14 chili di perle che aveva nel bagaglio personale.

L’uomo ha preso tempo, dicendo che avrebbe prodotto una fattura successivamente. Ma il documento, giunto giorni dopo, parlava di un valore di appena 7 mila euro. Le fiamme gialle e l’Agenzia hanno quindi deciso di farle “periziare”, scoprendo che al contrario il valore era ben superiore. L’uomo è stato quindi denunciato per contrabbando. La merce è stata sequestrata.

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