Libero dopo la truffa all’anziana. I giudici: «Andava arrestato»

L’inchiesta Solo obbligo di dimora a Napoli, il riesame: ha ragione la Procura. Ma il giovane indagato resterà libero: si attende il ricorso in Cassazione

Può un giovane, peraltro pieno di denunce per svariati reati a dispetto della giovane età, essere lasciato libero di girare per il territorio della sua città, ovvero Napoli, ancorché seriamente sospettato di aver truffato un’anziana, truffa pensata e nata proprio nel Napoletano? Secondo i giudici del riesame la risposta è una solo: no, non può. Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso presentato dalla Procura di Como contro la decisione del gip, Cristiana Caruso, di non disporre l’arresto di Giuseppe Arino, 20 anni, fortemente sospettato di aver truffato e derubato una pensionata comasca.

La truffa e l’inchiesta

La vicenda risale allo scorso settembre quando un giovane, maglia bianca, zainetto scuro in spalla, capelli con la frangia e ai piedi New Balance bianche, aveva truffato un’anziana in pieno centro città rubandole 2500 euro e numerosi monili d’oro. Alla donna era stato fatto credere che il nipote fosse finito nei guai dopo aver causato un grave incidente e che c’era bisogno di denaro per consentirgli di tornare in libertà. A riscuotere il denaro si era presentato il giovane con la frangia, immortalato dalle telecamere.

Proprio attraverso l’analisi di quei video i detective della squadra mobile della Questura di Como hanno avuto un volto sul quale lavorare, e sono riusciti ad associarlo a un nome, peraltro sospettato di almeno altri quattro colpi messi a segno e uno tentato nel giro di tre giorni.

I poliziotti dopo aver individuato il sospettato, si erano messi a caccia di giovani già finiti nei guai per truffe agli anziani. E, tra le altre, era emersa la scheda di Arino. Che, proprio in quei giorni, si trovava in un hotel in provincia di Varese. Non solo: l’auto sulla quale viaggiava era stata registrata in ingresso Como il giorno della truffa. E la sua presenza in altre città del nord era curiosamente coincisa con altre truffe del tutto analoghe, denunciate alle forze di polizia.

Peccato che il giudice delle indagini preliminari non accolse, se non parzialmente, la richiesta di custodia cautelare presentata dal pubblico ministero Antonia Pavan. A suo carico soltanto un obbligo di dimora in quel di Napoli. Misura che i giudici del riesame hanno giudicato «non sufficiente» per una serie di motivi. Innanzitutto: «Anche in territorio diverso da quello comasco e finanche in aree limitrofe a quella di origine dell’indagato questi è stato in grado di portare a termine condotte odiose e insidiose, poiché colpiscono persone anziane». E ancora: «Almeno parte dell’azione criminosa è stata programmata nel napoletano» e comune «proprio nella città di origine Arino dispone dei canali utili a ricettare» quanto rubato alle vittime. E poi l’obbligo di dimora a Napoli non è un limite, visto che «il comune è vasto e popoloso». Risultato: domiciliari. Ma ora si aspetta la Cassazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA